Sabato 20 gennaio cade il XXV anniversario della morte di don Renzo Beretta, ucciso nella casa parrocchiale di Ponte Chiasso, al confine fra Como e la Svizzera, da un uomo in cerca di denaro. Era il 20 gennaio 1999.
«È importante fare memoria della sua testimonianza di bene, di generosità, di fraternità, di attenzione agli ultimi che ha lasciato a ciascuno di noi come preziosa eredità di Vangelo», riflette don Angelo Pavesi, alla guida di Ponte Chiasso, oggi realtà parte della comunità pastorale insieme a Monteolimpino e Sagnino. Da oggi, mercoledì 17 gennaio, si svolgerà un triduo di preghiera in preparazione a questo significativo anniversario. Nella Messa delle 8.30 del mattino, nella chiesa della Beata Vergine Immacolata di Ponte Chiasso, i sacerdoti della comunità pastorale proporranno una meditazione sulla figura di don Renzo. Si alternano: mercoledì 17 gennaio don Marco Germagnoli (collaboratore di Sagnino), giovedì 18 gennaio don Angelo Pavesi (parroco di Ponte Chiasso), venerdì 19 gennaio don Emanuele Corti (parroco della comunità pastorale). Dopo la Messa seguirà l’adorazione eucaristica. Sabato 20 gennaio, giorno dell’anniversario della morte di don Beretta, il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, nella chiesa di Ponte Chiasso presiederà la Santa Messa alle ore 18.00. “Ricordiamo don Renzo con una frase che lo caratterizzava: Cara la mia gente. Parole semplici, efficaci, che evidenziano l’affetto che aveva per tutti”, conclude don Pavesi.
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Don Renzo Beretta nasce a Camerlata (Como) nel 1923. Ordinato sacerdote dal vescovo Bonomini il 27 Giugno 1948, svolgerà il suo ministero pastorale come vicario a Livigno, Mandello del Lario e nella Cattedrale di Como. Nel 1963 è mandato come parroco a Solzago e infine a Ponte Chiasso dal 1984 fino alla sua morte avvenuta in un freddo pomeriggio d’inverno il 20 gennaio 1999.
Don Renzo venne colpito a morte sull’uscio della casa parrocchiale da un giovane poco più che trentenne alla ricerca di denaro. Era uno dei moltissimi poveri che si rivolgevano a lui e a cui il sacerdote mai negava un aiuto. Quella sera don Renzo gli disse di non avere tempo e di tornare più tardi. Il giovane reagì colpendolo a morte. A Ponte Chiasso, in quegli anni di fine secolo, trovarono accoglienza tante persone in difficoltà tra cui molti stranieri in cerca, ieri come oggi, di un passaggio verso il Nord Europa, un flusso di umanità in fuga da conflitti e povertà. Nei suoi cinquantun anni di vita sacerdotale don Renzo fu un vero buon Pastore a immagine di Cristo, sempre zelante e buono verso tutti e con un’attenzione particolare per i più piccoli e i più poveri. Si legge nel suo testamento spirituale: Voglio che la mia morte sia un atto di adorazione, di fiducia e di amore per il mio Dio, Signore e Salvatore.