«Ricordare don Renzo significa aiutarci a ravvivare la nostra fede nel Signore Gesù e a credere che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno». La citazione da Evangelii Gaudium è uno dei passaggi finali dell’omelia del cardinale di Como, Oscar Cantoni, nella Messa celebrata ieri pomeriggio nella chiesa della Beata Vergine Immacolata di Como-Ponte Chiasso.

Il 20 gennaio di venticinque anni il parroco di questa comunità di frontiera, al confine con la Svizzera, veniva ucciso da un marocchino trentaduenne. La vita di don Renzo Beretta, che aveva 76 anni, di cui 51 vissuti da prete, veniva portata via dalla ventina di fendenti inferti sulla porta di casa con un coltello da cucina da un uomo che, come centinaia di altri poveri e migranti, in quel sacerdote avevano trovato sempre un aiuto sicuro. L’assassino fu catturato poche ore dopo l’omicidio, con in tasca le 60mila lire, sporche di sangue, sottratte al parroco. «Grazie per essere qui questa sera – è stato il saluto del parroco don Angelo Pavesi al cardinale Cantoni -. La morte di don Renzo è una ferita mai sanata per questa nostra comunità. Essere qui insieme è condivisione nella carità, è il segno che una vita donata non è mai persa».

«Onorare don Renzo – ha detto il Vescovo di Como – significa per noi oggi accettare il rischio di esporci a difesa e a promozione dei poveri, degli indifesi, dei senza dimora, degli immigrati, dei carcerati, delle donne in difficoltà, di quanti non sono amati o considerati esclusi dalla società. E questo non per demagogia, ma in virtù della fede in Colui che, facendosi uomo, ha dichiarato la dignità di ogni persona, creata a immagine di Dio, redenta dal suo sangue prezioso». La memoria di don Renzo, ha detto ancora il Vescovo Cantoni «è ancora viva tra noi, in ogni ambiente ecclesiale e civile del nostro territorio, come anche al di fuori». La sua testimonianza di fede e di carità «continua ad affascinare i credenti, molti dei quali, proprio sul suo esempio, si prodigano al servizio del bene comune, vengono in aiuto ai bisognosi nelle diverse forme di servizio, amano la Chiesa e per essa si impegnano a renderla sempre più uno spazio che manifesti la misericordia di Dio nell’oggi della nostra storia».

Quella di Como è una Chiesa di martiri: «lo possiamo affermare con grande consolazione e umilmente». Il cardinale ha ricordato il beato Nicolò Rusca a Sondrio, nel lontano 1618, ma anche, più recentemente, la beata suor Maria Laura Mainetti, uccisa in odium fidei a Chiavenna (So) nel 2000, il giovane del movimento Mato Grosso di Isolaccia (So) Giulio Rocca, ucciso nel 1992 in missione, come anche don Roberto Malgesini, nel 2020.

«Questa sera – ha concluso il cardinale Cantoni – facciamo memoria di don Renzo non come una rievocazione, ma perché sensibili ai suoi valori. Ha seguito Gesù e sono tanti coloro che lo hanno imitato nell’esempio e sono divenuti testimoni e annunciatori della misericordia di Dio. La morte di don Renzo scuote le nostre coscienze e non è vana, perché ha seminato il bene e il desiderio di raccogliere i suoi preziosi insegnamenti».