Anche quest’anno prende il via a Como e Sondrio il percorso di formazione per i volontari della Caritas diocesana di Como. Un’occasione rivolta sia alle persone che desiderano avvicinarsi al mondo Caritas e alla possibilità di svolgere un servizio di volontariato nei servizi attivi sul territorio (Centri di Ascolto e di aiuto, dormitori, Centro diurno, mense di solidarietà, strutture di accoglienza, ecc.) così come a quanti già svolgono un servizio ma intendono approfondire il senso del loro impegno.
Il percorso è strutturato in due sedi: a Como, presso il Centro pastorale Cardinal Ferrari e, a Sondrio, presso la sala parrocchiale della Beata Vergine del Rosario. Ci sarà inoltre, per le persone più distanti, la possibilità di seguire gli incontri in streaming. Tuttavia, è consigliata la partecipazione in presenza.
Del corso in partenza abbiamo parlato con Beppe Menafra, vicedirettore della Caritas diocesana di Como.
Quali novità nel percorso di quest’anno?
«La novità più importante è che per la prima volta viene proposto un unico percorso di formazione per volontari Caritas per l’intera diocesi con due sedi, in cui si svolgeranno gli incontri in presenza e la possibilità di collegamento in streaming. I temi restano invece quelli da sempre considerati fondamentali per la formazione dei volontari: porremo ancora una volta al centro “l’identità del volontario Caritas”, “la relazione d’aiuto” e la centralità del lavoro in rete».
Nel pubblicizzare il percorso specificate come gli incontri siano rivolti non solo ai nuovi volontari ma anche ai vecchi. Perché l’esigenza di quella che potremmo definire “formazione permanente dei volontari”?
«Sono loro stessi a chiederci occasioni come queste, perché sentono l’esigenza di ritrovare il senso del loro servizio. La realtà è che, rispetto al passato, le relazioni di aiuto sono sempre più complesse perché sempre più multiformi e stratificati sono i bisogni delle persone che si rivolgono a noi. Difficilmente c’è solo un tema di povertà economica, ma questo si accompagna a fragilità delle reti sociali, a problemi psichici o di dipendenze, a difficoltà di integrazione, a problemi con i documenti e il rapporto con la burocrazia e la pubblica amministrazione. In questo contesto è fondamentale darci il tempo e le occasioni per fermarsi e riflettere, insieme con altri volontari, su quanto stiamo vivendo».
Ci sono altri cambiamenti rispetto al passato, magari questa volta in senso positivo?
«Sicuramente oggi le reti di aiuto sono molto più strutturate e questo rappresenta un valore aggiunto nel nostro servizio: se penso ad esempio alla città di Como vent’anni fa, quando è nato il servizio Porta Aperta, c’era solo la Caritas ad occuparsi delle persone senza dimora; oggi invece esiste una rete (Vicini di strada), di cui anche noi facciamo parte, che raduna decine di realtà del territorio. Per questo dedicheremo una serata proprio al lavoro “in” rete consci di come l’unico modo per rispondere alla complessità di cui parlavo prima sia di unire le forze e le competenze».
Gli incontri si terranno in presenza e on-line…
«Siamo consapevoli di come il nostro territorio – essendo un corso proposto a livello diocesano – sia molto particolare: capiamo le difficoltà per un volontario delle Valli Varesine di raggiungere Como in serata o per un volontario di Livigno arrivare a Sondrio. Tuttavia, per chi ha la possibilità consigliamo la partecipazione in presenza perché potersi confrontare dal vivo con gli altri è sicuramente un valore aggiunto rispetto ai contenuti che verranno proposti dai relatori. In questo senso auspichiamo, per chi si collegherà da remoto, la possibilità di farlo magari insieme con altre persone in piccoli gruppi, così da facilitare anche per loro il confronto».