Alla vigilia del giuramento del nuovo presidente non si placano le tensioni in Mozambico. Il racconto di don Filippo Macchi

Il Mozambico è uno Stato sull’orlo dell’abisso, anche se alcuni (sempre meno) tirano dritto, tentando di stare in equilibrio, come se la vita scorresse normalmente. Nella nostra missione di Mirrote effettivamente è così, la vita quotidiana si fonda su cose che non mutano, a maggior ragione la vita contadina: la semina, la pioggia, le malattie, la nascita e la morte…

La situazione a Mirrote

Ma perfino il nostro villaggio fuori dal mondo è stato turbato dalla rivolta che agita il Paese; nella notte della vigilia di Natale, un gruppo di giovani ha bruciato diverse strutture pubbliche (quelle scampate al tifone di dieci giorni prima) e le case di diverse persone vicine al partito al potere, saccheggiando quello che hanno trovato. Nessuno ha toccato la parrocchia.

Dopo, diversi giorni di paura senza che succedesse nulla; un mese dopo, ancora nessun infermiere e nessun poliziotto è tornato in servizio, nelle cittadine più grandi solo i militari presidiano il territorio. La vita ha ripreso a scorrere, ma con inquietudine, in bilico, aspettando la seconda ondata. Mozambicani, campioni africani di attesa; ma se il fuoco della rabbia sociale si accende, non si sa cosa si salverà dalle ceneri.

Elezioni e sospetti di frode

Tutto è iniziato con le elezioni del 9 ottobre, vinte dal partito al potere: è stata una frode elettorale? Lo dicono in molti, tutti lo dicono sottovoce e qualcuno si è messo a gridarlo, il candidato dell’opposizione Venancio Mondlane e dietro a lui migliaia di giovani che hanno manifestato, pacificamente e anche no, contro un sistema di potere sempre uguale da cinquant’anni e che ha tirato dritto senza voler vedere.

Si è creato uno scenario paradossale: il nome del vincitore ufficiale Daniel Chapo si poteva solo sussurrare, le sue magliette, prima presenti dappertutto, sono state nascoste in fondo agli armadi, mentre lo sconfitto veniva acclamato da tutti, pur essendo un candidato fantasma, nascosto all’estero eppure presentissimo con le sue dirette sui social, nei pochi cellulari dei giovani che hanno fame di novità e di informazione non censurata (infatti, per due settimane misteriosamente internet è rimasta scollegata, non per motivi tecnici).

La spirale di violenza e repressione

Tra gli oppositori politici molti ladri e teppisti desiderosi di rubare e saccheggiare, tra i poliziotti molti violenti che hanno sparato sulla folla e hanno fatto esecuzioni casa per casa. Pure le case dei poliziotti sono state devastate. Così la spirale tra violenza e repressione, soprattutto nelle città, è cresciuta sempre più in ogni parte di un Paese vasto e prostrato dalla povertà, dalla corruzione, dallo sfruttamento delle risorse naturali.

Le incertezze del futuro

Ancora di più quando la Corte Costituzionale ha confermato l’esito del voto, prima di Natale; cosa succederà la settimana prossima, quando il nuovo governo si insedierà? Nessuno lo sa: nel frattempo Venancio è tornato, nessuno sa se vuole trattare o incitare a una nuova protesta, che può scatenare ma non controllare.

I Vescovi mozambicani, in varie occasioni, hanno invitato tutte le parti in causa al dialogo vero e i cristiani alla preghiera intensa per la pace. L’ultima volta in un messaggio scritto per Natale:

“Quale sarà la nostra reazione davanti a un risultato che non corrisponda alle nostre aspettative e convinzioni? Come potrà continuare il servizio del necessario governo del Paese? Indipendentemente dai risultati l’unica via da seguire è quella dell’amore alla patria amata, basato sull’impegno per la giustizia, la costruzione e consolidamento della pace, armonia e unità nazionale. Non cediamo alla tentazione di andare per la strada dell’imposizione e della repressione o della violenza e distruzione”.

Loro hanno parlato, a quanto pare pochi hanno ascoltato, tutti si chiedono quale sarà il prezzo della pace e il prezzo della democrazia. Per ora, tutti stanno in bilico, in attesa della prossima ondata per poi tentare di rialzarsi, di nuovo.

don FILIPPO MACCHI
fidei donum in Mozambico