Dal 15 aprile al 15 maggio il Broletto a Como ospita il “Labirinto della violenza”, un percorso esperienziale per imparare a riconoscere i segni di un rapporto di coppia violento e sperimentare il circolo vizioso in cui da un rapporto accettabile si passa all’abuso.
L’esposizione rientra nell’ambito delle iniziative promosse dalla Rete interistituzionale antiviolenza della provincia di Como – di cui il Comune di Como è capofila – e di cui Asst Lariana è partner.
Il percorso è costituito da un sistema di pareti, alte circa 2 metri, che illustra con scritte e immagini il tortuoso procedere di atti, frasi, sottintesi che si autoalimentano: tutti indizi sottili, spesso ambigui, che possono arrivare fino alle estreme conseguenze. La violenza, del resto, inizia spesso con parole che sembrano dette per sbaglio, atteggiamenti apparentemente innocui. Non è sempre facile accorgersi per tempo dei segnali di possesso, controllo, gelosia ossessiva, oppressione: piano piano, però, si finisce in una spirale perversa nella quale si rischia di restare intrappolati, come in un labirinto, appunto.
L’idea dell’installazione è nata qualche anno fa da una suggestione degli studenti dello IED (Istituto Europeo di Design) poi sviluppata e realizzata da SVS DAD Onlus, Caritas Ambrosiana e Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico insieme al Comune di Milano ed esposta il 25 e il 26 novembre in Galleria Vittorio Emanuele, a Milano in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Quante volte, ascoltando la televisione o leggendo sui giornali o in rete le vicende di alcune coppie, abbiamo pensato che a noi non potrebbe mai succedere? Quante volte abbiamo pensato che succeda solo tra persone poco istruite, con indole particolarmente aggressiva, tra chi vive già condizioni di disagio, tra chi ha una cultura diversa? Ebbene, la realtà dimostra il contrario: non c’è ceto sociale, grado di istruzione, appartenenza etnica, confessione religiosa che possano dirsi estranei alla violenza contro le donne.
Il problema è proprio questo: non è sempre facile accorgersi per tempo dei segnali di possesso, controllo, gelosia ossessiva, oppressione che nascono all’interno delle relazioni di coppia e che sono solitamente i primi campanelli di allarme di relazioni segnate da violenze psicologiche, spesso anche fisiche, contro le donne.
Chi è maltrattato spesso non riconosce i segni premonitori di un comportamento destinato a diventare violento e fuori controllo. E quando se ne accorge è già difficile uscire. Per questo: #stannefuori. Così recita il messaggio  chiaro e forte di prevenzione rivolto in particolare ai giovani del “Labirinto della violenza”.
Il Labirinto sarà visitabile dalle scuole secondarie di secondo grado, su prenotazione, nel corso della settimana, e accessibile a tutti nei fine settimana.