“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce! Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.

Questa citazione dal profeta Isaia, nella prima lettura, che evoca l’esultanza del popolo di Dio per l’avvenuta liberazione dalla dominazione straniera, in un momento difficile della sua storia, non è che un anticipo della gioia, una pregustazione della letizia che insieme sperimentiamo per la nascita del nostro Dio e salvatore, Gesù Cristo, nato a Betlemme da Maria, per opera dello Spirito Santo.

Una luce nuova, frutto della presenza tra noi del Principe della pace, irrompe una volta ancora questa notte per noi, una luce che brilla nell’oscurità e che vince le tenebre del cuore, quelle che ci rendono incapaci di riconoscerci e di accettarci come fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre.

La luce di Betlemme giunge tra noi per liberarci dalla chiusura in noi stessi, per scioglierci dalle catene del nostro egocentrismo. Il nato bambino di Betlemme è venuto perché noi imparassimo a vivere da figli, annullando le distanze che manteniamo facilmente gli uni dagli altri, dal momento che noi sappiamo costruire facilmente muri che ci dividono, piuttosto che ponti che ci uniscono.

In cerca di luce siamo accorsi qui, in questa santa notte: non per una pia tradizione, né per una semplice convenzione sociale, ma per una segreta attrazione dell’anima. Assetatati di gioia come siamo, possiamo trovare pace solo nella esperienza della verità e dell’amore, dono di un semplice Bambino, nato per noi, il principe della Pace. Non è un ingenuo bambino che anestetizza i nostri problemi o che ci fa evadere, almeno per poche ore, per una notte all’anno, dalla triste monotonia della vita quotidiana.

Il Cristo Signore è Colui che “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”, come abbiamo udito dalla lettera di San Paolo a Tito.

Venuto nel mondo, ha liberamente donato se stesso sulla croce per fare di noi una vera famiglia di figli di Dio, liberi dai compromessi col male e desiderosi di buone opere, cioè capaci di una vita donata, a nostra volta, a vantaggio dei nostri fratelli, perché solo così la vita ha un senso pieno e completo.

Davanti al tenero bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia, gioiscono con Maria e Giuseppe, gli umili pastori, giudicati impuri dalla gente per bene, muti testimoni del mistero.

Intanto gli angeli rendono gloria a Dio e proclamano sulla terra pace agli uomini che egli ama.

Essere amati da Dio è la notizia più bella che ci riempie di gioia e di tanta speranza.  Dio non ci ha abbandonati, è con noi, ci insegue col suo amore, non si stanca di cercarci, perchè ci ama.

Lasciamoci attrarre dal suo amore inestinguibile, che sazia la nostra fame e ci rende capaci, a nostra volta, di bontà e di tenerezza. Sono questi i doni che Dio ci offre e vuole condividere con noi questa sera; quindi accogliamoli e condividiamoli con i nostri fratelli.

A queste condizioni il Natale sarà un vero e santo Natale!

+ Oscar, vescovo