Quindicimila firme in un mese a sostegno della sanità di montagna, per conservare adeguati livelli di cura e sicurezza. A raccoglierle lo speciale comitato che in Alta Valtellina si è costituito per inviare un messaggio forte e chiaro alle autorità regionali in difesa dell’Ospedale Morelli di Sondalo, che, dicono dal comitato, pur in un contesto di riorganizzazione e di ottimizzazione economica, deve essere conservato e rilanciato. Ci sono le caratteristiche del territorio da considerare e specialità altamente qualificate, come la Neurochirurgia, completamente rinnovata e ristrutturata solo cinque anni fa, che vanno valorizzate.

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Non c’è solo l’Ospedale di Sondalo al centro del dibattito. Il 2016 si è chiuso con l’intera provincia di Sondrio seriamente preoccupata per il cosiddetto Poas, ovvero il piano di riorganizzazione aziendale strategica dell’Azienda socio-sanitaria territoriale (Asst) Valtellina e Alto Lario. Innanzitutto il dibattito sui punti nascita, con il nodo, ancora da sciogliere, circa la sopravvivenza delle sale parto a Chiavenna e Gravedona. Ma è l’intera revisione dell’offerta dell’assistenza sanitaria a mantenere alta l’attenzione delle istituzioni locali, poiché le realtà montane, come più volte sottolineato, anche in passato, hanno caratteristiche, richieste e numeri che mal si conciliano con le standardizzazioni previste in contesti di pianura, urbani o metropolitani. Le infrastrutture viabilistiche sono una variabile importante, così come gli aspetti meteo, la demografia e le forti variazioni nei periodi di afflusso turistico.

Nelle ultime ore il comitato pro Morelli ha incontrato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Da Palazzo Lombardia fanno sapere di aver ascoltato le istanze del territorio e di aver ricevuto elementi interessanti sulle azioni in atto sulle specialità mediche. Il prossimo passo saranno un incontro con la direzione della Asst Valtellina e Alto Lario e un nuovo confronto con la popolazione.