Un tavolo interistituzionale sta lavorando a Como, dallo scorso ottobre, al delicato tema dei minori stranieri non accompagnati. Materia che ha ormai assunto proporzioni davvero importanti in città, con circa 120 ragazzi in carico al Comune di Como e più di un centinaio di giovani accolti presso il Centro di via Regina Teodolinda.
A proporre questo nuovo spazio operativo di confronto e ad averne assunto la conduzione è stato il Coordinamento comasco delle realtà di accoglienza per minori, costituito da ventidue enti di diversa composizione sensibili a questo tema. Attorno a questo tavolo siedono anche Comune di Como – Tutela Minori, Caritas, Acli, Cooperativa “Eskenosen”, Cooperativa “Questa Generazione”, Save the Children, Cooperativa sociale Lavoro e Solidarietà.
«Il Coordinamento – spiegano al Settimanale Gabriella De Col, presidente del Coordinamento e Saverio Meroni, responsabilie della Comunità Annunciata di Como, gestita dai padri Somaschi – ha maturato negli anni una preziosa esperienza grazie ai diversi modelli di accoglienza che convivono al suo interno: comunità educative per minori, associazioni familiari, case famiglia, alloggi di accompagnamento all’autonomia. Un bagaglio di ricchezza che desideriamo condividere e mettere a disposizione di un bisogno la cui risposta non può essere più procrastinabile».
Ma qual è lo scopo di questo tavolo?
«Lo scopo vuole essere quello di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni alla creazione di un sistema integrato di accoglienza e di accompagnamento più qualificato, specifico per i minori non accompagnati. Minori che necessitano di un ambiente idoneo che sia in grado di dare risposta ai loro bisogni materiali ed affettivi, tenendo conto delle peculiarità di tali bisogni e dell’eventuale progetto migratorio, e per creare i presupposti per un possibile inserimento scolastico e/o lavorativo adeguato. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di provare a delineare il profilo del minore straniero non accompagnato, definirne i bisogni e fare in modo che si possa fornire una risposta qualificata alle sue necessità. A questo si dovrà arrivare integrando i diversi servizi attualmente presenti sul territorio così da evitare inutili duplicati. L’ambizione finale è quella di arrivare a costruire un protocollo comune di intervento che permetta di agire in sinergia e con efficacia».
Quali sono le priorità d’azione che avete individuato e in che misura il Coordinamento potrà essere di supporto?
«Il Coordinamento ha cercato di rispondere all’emergenza mettendo a disposizione alcuni spazi di accoglienza. Ad oggi sono poco più di una ventina (24 per la precisione) i minori accolti da alcune delle nostre realtà. Ma questo non può bastare. La via sulla quale pensiamo di poter dire la nostra va oltre l’emergenza. Riteniamo infatti di poter mettere a disposizione l’esperienza di cui disponiamo per una seconda accoglienza. Laddove cioè, come dicevamo, un volta chiaro quali siano le intenzioni del minore (importante capire se intende restare in Italia o meno), si possano mettere in campo risorse educative e formative spendibili, a seconda dell’età, sul piano della socializzazione, della formazione scolastica o dell’accompagnamento lavorativo».
La prossima riunione del Tavolo sarà lunedì 30 gennaio, nuova tappa di un viaggio che punta ad inaugurare un nuovo e, si spera, efficace modello di accoglienza.