La proiezione del film di Alberto Anzani, “My friend Tenzin Norbu”, lunedì 6 febbraio al Cinema Astra, è organizzata dall’associazione svizzera Amici del Dolpo in collaborazione con l’area internazionale della Caritas diocesana. Il ricavato dei biglietti di ingresso andrà a sostenere progetti educativi nei villaggi della valle himalayana al confine con il Tibet. Sarà presente il protagonista.
Ho accettato la sfida di girare questo documentario seguendo per un mese un campo medico itinerante, bivaccando in tenda e oltrepassando valichi oltre i cinquemila metri per incontrare Norbu nella sua terra natale. Filmare questa storia è stata una grande avventura e una grande ricompensa spirituale. Poter far conoscere arte, religione, storie millenarie, bellezza dei luoghi e un incontro che cambia la vita nell’impegno umanitario, un privilegio da destinare a colori al grande schermo.
Inizia così il racconto del regista Alberto Anzani che ha spiegato al Settimanale (l’articolo sul numero di questa settimana) il suo viaggio alla scoperta del Nepal.
Davanti alla cinepresa Norbu, dopo una cerimonia sacra, racconta la sua storia: monaco, lama, pittore, oggi artista di fama internazionale. Ha conosciuto gli alberi solo a diciassette anni, scendendo dalla sua valle, portato a Kathmandu da un fotografo del National Geografic.
Ragazzo dal talento prodigioso, non ha smesso i panni del monaco umile, mantenendo dignità e fierezza dei Dolpo-pa, gli abitanti del Dolpo, mercanti di sale, di yak e di cavalli, infaticabile nell’aiutare la sua gente ad avere una vita migliore. Ha viaggiato in ogni continente ed esposto le sue tele, di rara bellezza, nei più ambiti musei del mondo. Dal suo sguardo si intuisce che la sua pace interiore si rigenera nella sua terra, con la sua gente nel suo villaggio.
Il Nepal – continua Anzani – è uno dei paesi più poveri del pianeta, e lo sono soprattutto gli abitanti delle montagne himalayane. Buddhismo e Induismo si respirano in ogni angolo di un mondo ricco di paesaggi diversi: zone di pianure solcate da fiumi generosi, dolci colline, zone di foresta tropicale e poi le alte montagne dell’Himalaya. Culture millenarie si fondono con la pacatezza e l’umiltà della gente d’oriente.