Cresce tra i volontari e gli operatori delle mense cittadine destinate ai senza fissa dimora la preoccupazione per il costante aumento delle presenze riscontrato negli scorsi mesi. Una situazione che, sul lungo periodo, potrebbe arrivare fino a comprometterne il servizio.
A pesare è soprattutto la maggior presenza tra gli utenti dei migranti ed in particolare di quelli che non hanno accesso al campo di via Regina Teodolinda.
“A parlare sono i dati – spiega il presidente di Incroci, Marco Martinelli -: nel primo trimestre del 2016 la media di presenze era di 102 persone a sera, l’anno prima erano 96, mentre quest’anno siamo a 150. Un numero molto alto soprattutto a fronte della capacità della sala di 43 posti. La scorsa estate eravamo arrivati fino ad un picco di 200, ma era stato per pochi giorni. Ora la situazione si potrae da mesi”.
I volontari stanno facendo fronte alla situazione lavorando, come già avveniva, su più turni, ma con un inevitabile prolungamento dei tempi.
“Grazie agli sforzi di tutti – continua Martinelli – riusciamo a far fronte alla situazione, ma il problema e i disagi sono soprattutto per gli utenti. Ci sono persone che devono aspettare anche due ore per mangiare e questo finisce per creare dei problemi perché vuol dire avere cento persone in attesa fuori dalla mensa”.
Da qui la decisione di scrivere al Prefetto Bruno Corda per metterlo al corrente della situazione.
Il tema del sovraffollamento delle mense non sfugge a Porta Aperta, il servizio della Caritas diocesana dedicato alla grave marginalità, che ha attivato una seconda mensa diurna nei locali dei Padri della Missione di via Lambertenghi. Questa si affianca a quella gestita dalle suore Vincenziane.
“C’è una grande differenza tra la situazione attuale e quella della scorsa estate – spiega il referente di Porta Aperta, Giuseppe Menafra – ed è rappresentata dalla presenza del campo di via Regina Teodolinda che (in questo momento) potrebbe tranquillamente farsi carico di una cinquantina di pasti al giorno andando ad alleggerire le altre realtà. Certamente non è una soluzione facile, per via dei permessi e dei regolamenti, ma se n’è parlato e speriamo si possa fare”.
L’articolo completo è pubblicato nel numero in uscita de Il Settimanale all’interno di un approfondimento di due pagine sul tema della grave marginalità comasca.