Mercoledì 7 febbraio, alle ore 21.00, presso il Cardinal Ferrari di Como (in viale Cesare Battisti, 8), il ciclo di incontri di “Pensieri al Centro”, dedicato al tema “Una nuova democrazia è possibile?”, si concluderà con l’intervento di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana e, dal 2009 al 2015, segretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace.

In vista della serata del 7 febbraio (preceduta alle ore 18.45 dalla Santa Messa in memoria del Beato Cardinal Ferrari e da una frugale cena insieme), che verrà trasmessa in streaming (è necessario richiedere le credenziali inviando una mail a comunicazione@diocesidicomo.it, oppure cardinalferrari@diocesidicomo.it) abbiamo rivolto alcune domande a monsignor Toso, il quale nel 2016, per i tipi della Libreria editrice vaticana, ha pubblicato un testo che porta lo stesso titolo del suo intervento a Como: un libro molto articolato, dove a un ampio saggio sui temi della democrazia si aggiunge un’utile antologia di documenti del Magistero pontificio in ambito sociale e politico. L’intervista integrale a pagina 11 della scorsa settimana (il numero 5) del nostro Settimanale. Qui un estratto.

Eccellenza reverendissima, da dove nasce l’idea di pubblicare il libro “Per una nuova democrazia”? Quali sono i principi ispiratori? Di quali istanze sociali si fa portatore?

«Come dice il titolo del saggio, l’obiettivo è quello di riflettere sull’attuale crisi della democrazia, in vista di farla rivivere nelle sue istanze fondamentali, che sembrano essere smarrite in un contesto in cui prevalgono populismi e leaderismi oligarchici. L’attuale crisi della democrazia tende a svuotarla dei suoi ideali di libertà e di eguaglianza, di giustizia sociale e di partecipazione, che ne sono i principi ispiratori. Il deficit di rendimento dei sistemi democratici produce sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle élite politiche democratiche. Cresce l’astensionismo di massa. Quando, però, supera il 50%, come già accaduto, la democrazia non è più tale e si trasforma nell’autocrazia di una parte della società sull’altra. Occorre riabilitare il «potere del popolo» – il «potere democratico» -, come l’unico ambito capace di porre un limite al potere, in sé illimitato, della tecnica, verso il quale si è rivolto il dio denaro, trovando in esso spazi compiacenti. Occorre riformare o reinventare i canali della rappresentanza, i partiti, divenuti veri e propri comitati d’affari, staccati dalla società civile; va rivalutata la politica, fatto collettivo, ricostruendo una coscienza sociale comune, in un contesto di molteplici culture e religioni; non possono mancare nuovi movimenti sociali e nemmeno un capitalismo popolare e «democratico», inclusivo della parte più povera della popolazione».

Che cosa è “democrazia”? E perché lei ravvisa la necessità di una “nuova democrazia”? Come si è evoluto questo concetto, fino al profilarsi delle attuali condizioni?

«La democrazia è governo dai cittadini, dei cittadini, per i cittadini, in vista del loro compimento umano integrale, solidale, trascendente, mediante l’esercizio non solo della libertà di scelta ma anche della libertà che persegue il bene proprio e degli altri. Per la dottrina sociale della Chiesa, tenendo conto della dignità della persona, la democrazia appare quasi «un postulato di ragione» (cfr Pio XII). Essa rappresenta quasi una sfida dell’uomo a se stesso. La sua essenza, come ebbero a dire i pensatori cattolici del secolo scorso, ma anche lo statista Alcide De Gasperi, è «evangelica». La democrazia dev’essere nuova rispetto anzitutto all’attuale involuzione, a livello di rappresentanza e di partecipazione, come anche rispetto alla sua anima etica, che spesso appare incentrata su una libertà slegata dalla verità oppure su un’etica di terza persona. Ossia su un’etica che, avendo perso come punto di riferimento il télos (il fine – ndr) dell’uomo, riduce la vita morale ad un insieme di norme e di precetti da osservare e nulla di più. La democrazia non è mai una conquista definitiva. Permane l’esigenza di darle un’anima e un corpo nuovi. I pilastri rimangono sempre uno Stato di libertà, uno Stato di diritto e uno Stato sociale, poggianti sui principi della fraternità e della destinazione universale dei beni, di uno sviluppo e di un’ecologia integrali, inclusivi».