Don Stefano Tessaglia, prete della diocesi di Alessandria e docente di storia della Chiesa, è autore di un saggio dal titolo “Chiesa contestata, Chiesa contestante. Paolo VI, i cattolici e il Sessantotto”. Il 30 gennaio prossimo don Tessaglia sarà a Como, presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari, a partire dalle ore 21.00, per il secondo degli incontri di “Pensieri al Centro” dedicati a san Paolo VI. Il suo intervento reca lo stesso titolo del saggio pubblicato per i tipi della Queriniana. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Perché questo titolo? Perché la Chiesa è stata contestata? In che misura è stata “contestante”?
«Il titolo vuole sottolineare l’esistenza non soltanto di un ben noto ‘68, che contestava la Chiesa come tutte le altre istituzioni (la scuola, la famiglia, la fabbrica), ma anche di movimenti di protesta sorti all’interno di gruppi cattolici. Una contestazione questa tutta ecclesiale e interna, quindi potremmo dire una “Chiesa contestante”: gruppi spontanei di giovani, sorti dal basso, che protestavano contro lo stile educativo ed ecclesiale, contro un certo autoritarismo e contro le istituzioni stesse, Chiesa compresa. Nel 1968 il Concilio Vaticano II (1962-1965) si era concluso da soli tre anni e tutta la Chiesa era impegnata nello sforzo di accoglierne le riforme; dominava, soprattutto nei gruppi giovanili, la sensazione di essere all’inizio di una nuova epoca per la vita ecclesiale, di cui sarebbero stati finalmente loro i protagonisti. C’era l’idea che le novità presenti nel mondo si sarebbero moltiplicate ancora e ancora, tutte in senso positivo. Con particolare forza era sentito il dovere di lottare contro la prepotenza dei più forti sui più deboli: delle vecchie generazioni sulle nuove, dell’uomo sulla donna, dei bianchi sui neri, e, più in grande, dei paesi ricchi sui poveri. Tre elementi nuovi, poi, comparsi sulla scena politica e culturale intorno al ‘68, erano destinati a durare: il pacifismo, il femminismo e l’ecologismo. Tali questioni, e molte altre, si incontrarono e si sposarono facilmente con le tematiche del rinnovamento conciliare, giungendo così a plasmare l’identità di un vero e proprio dissenso ecclesiale. Le proteste e le occupazioni, comunque, rappresentarono un terremoto per la Chiesa».

L’intervista integrale a don Tessaglia è stata pubblicata sul numero 4 de “Il Settimanale” in uscita con la data del 24 gennaio.