Si va a votare. C’è un discernimento che ciascuno è chiamato a fare in coscienza. È un discernimento sui valori irrinunciabili che compongono il «bene comune». Già, il «bene comune»: quella «stella polare» la cui vista è troppo spesso ingombrata e nascosta dal moltiplicarsi caotico, nel firmamento della modernità individualistica, di stelle singole, particolari e auto-referenziali. Qualcuno dice – non senza ragioni – che le scelte si faranno di fatto più sui disvalori da scansare, che non sulle progettualità positive da appoggiare. Tuttavia il riferimento ai beni umani fondamentali rimane purchessia decisivo.

 

Si parla perciò di dignità della persona umana, dal concepimento alla morte naturale, baluardo dell’uguaglianza fondamentale di ogni essere umano. Di famiglia da onorare nel suo genoma naturale, fatto di relazione, generatività e custodia della vita, cellula prima della fraternità universale. Di lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, fattore costruttivo, e non mortificante, della stessa dignità della persona. Di socialità aperta, fraterna ed inclusiva, dentro la quale organizzare le sfide epocali dello spostamento dei popoli e della sicurezza personale e di gruppo, percepita ed effettiva. Di primato dell’etica: nella politica, per scongiurare l’accartocciamento individualistico della democrazia; nell’economia, per evitare gli scompensi disumanizzanti del mercato globale e della grande finanza; nella comunicazione, per debellare nuove forme di schiavitù e sudditanza.

Si parla di giustizia sociale e di pace, perché i meccanismi del mondo moderno originano sempre nuove forme di sfruttamento, oppressione e violenza. Si parla di sostenibilità ambientale, dentro lo scenario di un potere tecnologico che esige, dall’uomo che lo ha suscitato, un raddoppio di responsabilità. Si parla di libertà: a volte enfatizzata ed assolutizzata nella sua espressione individuale, tante altre volte ostacolata e impedita come libertà religiosa, di coscienza e di educazione.

Il cocktail dei valori è dato, ora si tratta di allestire l’assortimento concreto, calato in una progettualità politica. E dietro i valori e i progetti ci sono sempre – ultimo, ma non ultimo – le persone, con la loro storia, competenza e credibilità.

don ANGELO RIVA