“I poveri aspettano da noi un aiuto efficace che li tolga dalla loro prostrazione, non solo propositi o convegni che, dopo aver studiato dettagliatamente le cause della loro miseria, abbiano come unico risultato la celebrazione di eventi solenni, impegni che non giungono mai a concretizzarsi o vistose pubblicazioni destinate ad ingrossare i cataloghi delle biblioteche”.
Lo scrive il Papa, nel messaggio inviato alla Fao in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra quest’oggi.
“In questo secolo XXI, che ha registrato notevoli passi avanti nel campo della tecnica, della scienza, delle comunicazioni e delle infrastrutture, dovremmo arrossire per non aver ottenuto gli stessi progressi in umanità e solidarietà, così da soddisfare le necessità primarie dei più svantaggiati”, la denuncia di Francesco, secondo il quale “non possiamo nemmeno rimanere tranquilli per aver fatto fronte alle emergenze e alle situazioni disperate dei bisognosi. Siamo tutti chiamati ad andare oltre. Possiamo e dobbiamo fare meglio con le persone svantaggiate”.
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite su nutrizione e sicurezza alimentare, 821 milioni di persone nel mondo sono state vittime della fame nel 2017, 6 milioni in più rispetto al 2016.Tra le cause principali “eventi climatici più intensi, frequenti e complessi”, che costituiscono, secondo il report, uno dei fattori principali della crisi alimentare in corso, a causa della quale 94.9 milioni di persone hanno dovuto fare affidamento sugli aiuti umanitario per poter sopravvivere.
Di qui la necessità di “passare all’azione, in modo che scompaia totalmente il flagello della fame”. Tutto ciò, spiega il Papa, “richiede politiche di cooperazione allo sviluppo che, come indica l’Agenda 2030, siano orientate verso le necessità concrete degli indigenti”.
Per Francesco, inoltre “è necessaria una particolare attenzione ai livelli di produzione agricola, all’accesso al mercato delle derrate alimentari, alla partecipazione nelle iniziative e nelle azioni e, soprattutto, occorre riconoscere che, nel momento di prendere decisioni, i Paesi hanno uguale dignità”. Nello stesso tempo, “è imprescindibile comprendere che, quando si tratta di affrontare efficacemente le cause della fame, non saranno le solenni dichiarazioni ad estirpare definitivamente questo flagello”.
“La lotta contro la fame reclama imperiosamente un generoso finanziamento, l’abolizione delle barriere commerciali e, soprattutto, l’incremento della resilienza di fronte al cambiamento climatico, le crisi economiche e i conflitti bellici”, la proposta del Papa, che sulla scorta dell’Evangelii gaudium ammonisce: “Il futuro non abita sulle nuvole, ma si costruisce suscitando e accompagnando processi di maggiore umanizzazione. Possiamo sognare un futuro senza fame, ma ciò è legittimo solo se ci impegniamo in processi tangibili, in relazioni vitali, piani operativi e impegni reali”.