La scorsa settimana la libreria Ubik di Como ha ospitato la presentazione del libro “La mafia siamo noi” del giornalista de “La Repubblica” Sandro De Riccardis. A moderare il dibattito era presente Stefano Tosetti coordinatore provinciale di Libera. Di seguito vi proponiamo la riflessione scritta da Tosetti per il Settimanale sulle tematiche affrontate nel corso della serata. Spunti su cui occorre riflettere.

Un momento della presentazione alla Ubik

Delle tante cose che si possono dire del libro di Sandro de Riccardis è che ha il pregio di parlare direttamente a ciascun lettore. “La mafia siamo noi” è una provocazione non soltanto nel titolo, perché prende la cronaca, spesso locale e molto vicina – anche geograficamente – a noi, come scusa per toccare corde più profonde. Non sempre la “colpa” è dei grandi criminali o dei mafiosi incalliti, non sempre di mezzo ci stanno le istituzioni corrotte o i potenti manovratori: spesso si tratta di comportamenti comuni, azioni quotidiane e scelte precise. “La mafia siamo noi” è un esame di coscienza per chiunque ha un ruolo, pubblico o privato, a difesa del suo pezzetto di legalità, dall’imprenditore che chiede aiuto a determinati soggetti, al funzionario comunale che chiude un occhio, al ragazzo che compra un po’ d’erba per far serata con gli amici, al prete che non guarda al di là della propria parrocchia, a tutte le concrete situazioni nelle quali l’indifferenza e la disattenzione diventano i principali alleati delle mafie.

“La mafia siamo noi” è però anche un importante esercizio di autocritica per coloro che come noi di Libera, e come le tante altre realtà, movimenti e associazioni che costituiscono la rete dell’Antimafia sociale del nostro Paese, dovrebbero essere in primo piano in questa lotta attiva e quotidiana. E invece tante volte corriamo il rischio di fermarci alla retorica, alla celebrazione, all’evento esteriore, incapace di incidere nella sostanza delle cose, di osservare e denunciare e lasciare una traccia viva di testimonianza.

È allora importante difendere e raccontare storie come quella di Vincenzo Francomano, imprenditore di Maccio, il solo imprenditore in tutto il territorio che, alcuni anni fa, trovò la forza di denunciare i suoi estorsori, compreso il suo socio d’affari dell’epoca. Fu anche grazie alle sue dichiarazioni che, nel gennaio del 2016, vennero arrestati diversi esponenti del locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense.

A nessuno può essere chiesto di mettere la propria vita in pericolo e di lanciarsi in atti di eroismo, basterebbe che ognuno facesse il suo piccolo gesto quotidiano per creare una comunità preparata, attenta e forte.

Stefano Tosetti – Libera Como