Una devozione che si rinnova nella Basilica del Crocifisso a Como. A partire da domenica 15 aprile, con la cerimonia di esposizione presieduta da don Pietro Mitta (alle 15.30), i fedeli potranno tornare a mettersi in cammino e in preghiera lungo il palco che ricorda la salita al Golgota, per il bacio al Santissimo Crocifisso di Como.

Un atto di affidamento e pietà che si rinnova da secoli e che, anche quest’anno, è atteso da migliaia di persone. Confermata, ovviamente, anche la solenne processione del Venerdì Santo che seguirà, quest’anno, il cosiddetto “giro corto” con la benedizione della città dalla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo dove si trova l’ “anellone” del miracolo.

Di seguito il programma dettagliato della Settimana Santa.

La Basilica sarà aperta nelle giornate di lunedì e martedì dalle 6.30 alle 19.30; mercoledì e giovedì dalle 6.30 alle 22.30; Venerdì Santo dalle 6.30 alle 12.30 e dal rientro dalla Processione alle 22.30; il Sabato Santo dalle 7.00 alle 18.00 e dalle 20 alle 22.30; nel giorno di Pasqua dalle 8 alle 19.

APPUNTI DI STORIA

Quello fra i comaschi, ma non solo, e il Crocifisso è un legame strettissimo. Il simulacro di Cristo in Croce si conserva in città dal 1401, quando venne donato ai monaci che custodivano la comunità della Santissima Annunciata, e l’Oratorio di San Pietro, da un gruppo di pellegrini romei francesi, che qui vennero ospitati sulla strada del ritorno dal loro viaggio giubilare a Roma. Da subito si creò una relazione speciale con il Crocifisso, che fu posto al centro della vita di fede della città.

Il 25 marzo 1529, Giovedì Santo, si ricorda il grande miracolo: la croce ruppe le catene che, all’altezza dell’attuale chiesa di San Bartolomeo, segnavano il confine fra Como e Milano. Erano tempi di grandi scontri e guerriglie. I soldati impedivano il passaggio della processione. La croce, abbassata per oltrepassare lo sbarramento, toccò i pesanti anelli di ferro (uno è conservato, a memoria di quel fatto, sul muro esterno della chiesa di San Bartolomeo) e, come detto, li divelse.

Il corridoio dei miracoli, all’interno della Basilica del Crocifisso, è tutto un susseguirsi di ex voto per guarigioni prodigiose o protezioni particolari di fedeli che, in momenti di difficoltà, si sono affidati al Crocifisso. Storico il miracolo durante la seconda guerra mondiale, quando a essere protetta dal Crocifisso fu l’intera città di Como. Dispacci e documenti davano per certo un bombardamento aereo sulla città (anche per la sua posizione strategica di confine…).

Tutti i comaschi si affidarono al Crocifisso: il 3 gennaio 1943 in 20mila parteciparono alla processione per le vie della città, rivolgendo al Cristo in croce una supplica scritta, «Unica speranza nell’immane conflitto… proteggi la città, difendi l’Italia, rappacifica il mondo».

La città fu salva: a fine conflitto, il 10 giugno 1945, ci fu la solenne processione per vie di Como, con l’esposizione, di una settimana, in Cattedrale cui seguì, il successivo 17 giugno, l’incoronazione per mano dell’arcivescovo di Milano, il beato Ildefonso Schuster.

Un legame con la città, dunque, non solo sul piano della fede ma anche su quello civile, simboleggiato dal cero che, sull’altare della Basilica, in posizione speculare al cero pasquale, è acceso tutto l’anno sul candelabro che reca lo stemma del Comune di Como e che viene offerto dall’amministrazione cittadina in occasione della Festa della Riconoscenza.