«Si prese cura». “Farsi prossimo” come professione. Questo il titolo scelto, dalla nostra diocesi, per la preghiera per il mondo del lavoro che, come tradizione, si svolge nei giorni vicini alla memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore. Il primo appuntamento è in programma stasera, martedì 30 aprile, proprio alla vigilia dell’1 maggio, presso la RSA Cà d’Industria di Como, con la guida del vescovo Oscar. Una seconda occasione di preghiera, presieduta dal direttore della pastorale del lavoro diocesana, si terrà in Valtellina, a Tirano presso la Fondazione Casa di Riposo “Città di Tirano”, giovedì 9 maggio, sempre alle 20.30.

Da duemila anni la parabola evangelica del samaritano che si china su di un uomo derubato e ferito per prendersene cura (Lc 10,25-37) provoca e interpella tutti noi. E, soprattutto, in modo magistrale, ci dice chi è il “prossimo” che dobbiamo amare, con quella rivoluzione copernicana che ci spinge a ribaltare la domanda su chi sia il nostro prossimo, e invita noi farci vicini a chiunque incontriamo sul nostro cammino. Già, perché per molte donne e molti uomini farsi prossimi, prendersi cura dell’altro, non è solo un’espressione della fede cristiana, non è un gesto religioso o di solidarietà umana, ma è lo specifi co del proprio lavoro. Evidentemente, in quanto lavoro, con caratteristiche e scopi diff erenti rispetto a quelli che nascono in un contesto di volontariato o in famiglia o in molte altre situazioni della vita quotidiana. Ma è proprio così? Quanto un lavoro così delicato può considerarsi “solo” un lavoro? Quanto chiede in termini di umanità e quanto arricchisce e dona alla personalità di chi è coinvolto? Saranno queste domande al centro della nostra preghiera, che come sempre si snoderà tra l’ascolto della Parola e del Magistero e le testimonianze vissute di chi in queste realtà è coinvolto. Nel corso dei secoli, le attività di cura della persona hanno avuto spesso origine in ambito ecclesiale, come sviluppo comunitario delle personali opere di misericordia corporale. E così sono sorti ospedali, ricoveri, strutture di sostegno, che solo in seguito sono diventati compiti imprescindibili e propri della società civile e della sfera pubblica, soprattutto in Europa e anche in seguito a un processo di secolarizzazione che ha portato a distinguere ambiti prima inestricabili. Oggi, queste attività, anche a seguito dei cambiamenti demografi ci in atto nelle nostre vecchie società, occupano un numero considerevole di persone, creando una fonte di lavoro per nulla secondaria e, lo ribadiamo, con caratteristiche aff atto particolari, sia per orari e turni sia per modalità specifi che sia per ripercussioni sulla vita degli addetti.

Oltre a una riflessione su tutti questi elementi, il 1° maggio porta con sé anche un rinnovato impegno riguardo al Fondo Rete Lavoro della nostra diocesi, che è attivo da ormai quasi un anno e che ha operato qualche decina di interventi di sostegno alla formazione e al lavoro. In occasione della Festa del Lavoro viene proposta nuova raccolta di fondi per l’anno 2019, domenica 5 maggio (o, per le comunità che ritenessero opportuna un’altra data, un’altra domenica del mese). Il fondo può operare solamente grazie alla generosità delle nostre parrocchie e di singole persone attente  a questa realtà.