La mattina di sabato 8 giugno, nella Cattedrale di Como, don Andrea Giorgetta è stato ordinato sacerdote. Svolgerà il suo ministero pastorale presso la comunità di Gravedona e Uniti, dove è già stato per il servizio di Quinta Teologia e nell’anno diaconale. Domenica 9 giugno, a Chiavenna, nella Collegiata di San Lorenzo, alle 10.00, la Prima Messa. Ecco le parole del Vescovo Oscar nell’omelia della messa di ordinazione, concelebrata da decine di sacerdoti da tutta la diocesi.
Caro don Andrea, dentro questo clima di festa, ma nello stesso tempo di vivo raccoglimento e di supplice attesa, tu stai per ricevere una nuova effusione di Spirito Santo, che ti renderà per sempre pastore nella santa Chiesa di Dio che è in Como. Sarai costituito fratello nel ministero con gli altri membri del nostro presbiterio, a totale servizio del popolo di Dio. La Parola, or ora annunciata, da te stesso proposta, diventi lo specchio nel quale riconoscere lo stile della tua esistenza, il metodo del tuo comportamento, la luce con cui manifestare con chiarezza il mistero di Cristo, al quale dovrai continuamente conformarti.
È stata annunciata come prima lettura, dagli Atti degli Apostoli, una parte del grande discorso di Paolo agli anziani della Chiesa di Efeso, accorsi sulla spiaggia di Mileto per poterlo abbracciare un’ultima volta, mentre sta per dirigersi verso Gerusalemme.
Paolo riconosce davanti agli anziani della comunità di Efeso di aver esercitato il suo ministero con tutta umiltà.
L’ umiltà è una condizione essenziale per mantenersi strumenti attivi, docili e vigilanti nelle mani del Signore Gesù, liberi da se stessi, dalle vane pretese di perfezionismo, mantenendosi, nello stesso tempo, sereni, contenti di poter giovare, almeno in parte, alla diffusione del Vangelo e alla edificazione del popolo di Dio.
Con cuore umile, caro don Andrea, ricordati di essere stato scelto dal Signore, senza alcun tuo merito particolare. Egli tuttavia ti onora della sua amicizia: essa è indissolubile. Perciò non ti abbandonerà mai, anche se a volte ti sembrerà silenzioso e ti priverà di risposte immediate. A prova del suo amore di amicizia, totalmente gratuito, prenditi cura delle pecore del gregge del Signore con amorevole disponibilità, trattandole con rispetto e delicatezza. Come un amico fedele e premuroso, condividi dal di dentro la storia di tanti fratelli e sorelle, in semplicità, senza sentirti né un privilegiato, né un unico protagonista, ma in stretta comunione con la Chiesa, chiamata a sua volta a essere, come corpo vivente del suo Sposo e Signore, interprete della sua divina presenza.
Dalla lettera di s.Pietro, nella seconda lettura, abbiamo accolto il monito dell’apostolo a vivere secondo la grazia ricevuta, “offrendo il nostro contributo al bene comune, sulla base delle capacità che abbiamo ricevuto”. (CV 253).
La grazia di Dio è multiforme. Nessuno ha la pretesa di possedere l’insieme dei carismi. Ogni discepolo di Gesù, e in particolare ciascun presbitero, però, contando sui doni che gli sono propri, può allietare la Chiesa, collaborare all’annuncio del Vangelo e alla distribuzione dei Sacramenti, a partire dalle condizioni specifiche in cui si trova, per la grazia del ministero ricevuto, secondo le esigenze dei tempi e dei luoghi e in particolare delle singole persone.
Caro don Andrea, il Signore non mancherà di nutrirti con il suo amore perché tu, a tua volta, possa essere banditore della sua misericordia per i fratelli e le sorelle che Egli vorrà affidarti: quelle che saprai raggiungere, accogliere e ascoltare non solo all’interno della comunità cristiana, ma anche al di fuori di essa, negli ambienti più disparati, dove tanti cercano Dio pur se su strade poco consuete, per dare un senso compiuto alla loro esistenza e trovare in Lui una sorgente di amore e di pace.
Una legge evangelica, sempre attuale, è stata infine proclamata nel Vangelo secondo Giovanni, là dove Gesù paragona la fruttuosità della sua morte a vantaggio di tutti gli uomini al chicco di grano, che caduto in terra muore e produce molto frutto. Il chicco che non muore rimane solo: è una vita che ha il suo centro in se stessa, un’esistenza votata alla sterilità. La vita di Gesù, invece, è totalmente aperta e donata, a Dio padre e agli uomini, suoi fratelli.
Non c’è riuscita senza impegno, non c’è fecondità senza la fatica del dono di sé, non c’è avanzamento senza la rinuncia a se stessi per un amore più grande.
Solo l’amore dilata gli orizzonti del cuore, solo l’amore renderà fecondo il tuo ministero sacerdotale.
Con la ricchezza della tua umanità e la profondità delle tue relazioni interpersonali potrai condurre chi ti avvicina all’amore divino, perché è proprio attraverso queste indispensabili condizioni che l’amore del Signore può manifestarsi.