«Che ne hai fatto dei tuoi fratelli e sorelle in umanità?». La domanda, definita «inquietante» dallo stesso proponente, si trova in uno dei passaggi di chiusura del messaggio che il Vescovo della diocesi di Como, monsignor Oscar Cantoni, ha rivolto la sera del 30 agosto nel tradizionale “Discorso” per la festa del patrono sant’Abbondio. Come sempre gremita la basilica intitolata al quarto Vescovo di Como, presule del V secolo d.C., uomo di fiducia del pontefice Leone Magno, di cui fu emissario al Concilio di Nicea (quello che ci consegnò il “Credo” nella versione che oggi recitiamo).
“Contemplativi nella Città”: questo il titolo della riflessione del Vescovo Oscar (per la versione integrale cliccate messaggio_abbondio_2019), che ha preso le mosse da una ricorrenza significativa. «Un “compleanno” che non vorrei passasse inosservato – ha detto –: i duecento anni di presenza del Monastero di vita contemplativa alla Visitazione di Como. Un luogo di silenzio, intercessione, ascolto». Un vero e proprio «lievito», lo definisce ancora monsignor Cantoni che in due secoli di storia «non ci ha fatto evadere dalla realtà. Piuttosto ci ha insegnato a guardare in una prospettiva di eternità, perché l’uomo abbia una vita più piena e costruisca una società più umana».
Le parole del Vescovo Cantoni si sono articolate nella dinamica «guardare in alto per vedere chiaro in basso», così da diventare «persone in ricerca, per trovare risposta alle tante domande di senso di fronte ai grandi, e spesso drammatici, interrogativi della vita». Affinare lo sguardo – è l’invito di monsignor Cantoni – per «acquistare occhi nuovi e cuore nuovo, per accogliere gli abitanti della Città, nessuno escluso, con lo stesso sguardo di amore e benevolenza di Dio». C’è una consapevolezza – afferma ancora il Vescovo Oscar – «Dio abita la Città» ed è grazie allo sguardo contemplativo se «riusciamo a cogliere» la sua presenza «negli ambienti di vita in cui la gente soffre la solitudine», che è la «vera, grave malattia del nostro tempo». Tra le forme di povertà «esiste pure quella di essere incapaci di intessere relazioni». Non solo. Ci sono le povertà che affliggono «anziani, disabili, malati, migranti, chi soffre di dipendenze, le famiglie in affanno, quelle prive di lavoro stabile o incapaci di accompagnare i figli nel loro cammino di vita». Senza dimenticare «le numerose famiglie disintegrate». Lo sguardo contemplativo «ci fa posare gli occhi su questa umanità, spesso frustrata dalla nostra indifferenza, e da cui si alza un forte grido di aiuto».
Solo questa prospettiva “dall’alto” permette di guardare “in basso” senza considerare le persone come «concorrenti, nemici, pericolose o avverse perché disturbano il quieto vivere o, a nostro parere, deturpano l’ambiente». Le persone, tutte, «sono una risorsa preziosa: i fratelli non si scelgono, ma ci sono donati. Tocca a noi accoglierli, con tenerezza, riconoscendo l’opportunità che ci viene offerta per amare, l’onore che ci è concesso di poterli servire, tanto più se poveri, emarginati e isolati». A chiosare il Vescovo Cantoni sottolinea l’impegno delle parrocchie nel dare alla Città «un volto sempre più umano e fraterno», promuovendo processi di «apertura e solidarietà, per una vicinanza amica verso tutti». Con un augurio: «confido che anche le diverse istituzioni civili, le numerose strutture di volontariato e tutte le persone di buona volontà vadano oltre visioni parziali e di parte per restituire alla Città la bellezza che nasce dal primato della vita spirituale dalla pienezza dell’umano».
Sabato 31 agosto, nel giorno della memoria liturgica di sant’Abbondio, monsignor Cantoni presiede, alle ore 17.00 in Cattedrale, la Santa Messa pontificale per il patrono.