In occasione del viaggio apostolico in Giappone, hanno fatto il giro del mondo le parole e le immagini di papa Francesco al Memoriale di Hiroshima, sorto nel punto in cui, il 6 agosto 1945, la bomba atomica impattò al suolo e distrusse tutto, «in un bagliore di folgore e fuoco, in un buco nero di morte». «Mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza», l’uso dell’energia atomica a scopi bellici è «immorale» così come lo è il «possesso» di armi nucleari.
Questo in sintesi il pensiero del Pontefice espresso lo scorso 24 novembre. Mentre pronunciava tale grido accorato per la pace, ardeva, accanto a papa Francesco, un lume bianco, retto su un candelabro dalla linea slanciata, con al centro lo stemma del Santo Padre e la base a tre appoggi, su ciascuno dei quali è riportata la scritta “Pax”. A realizzare il suggestivo oggetto liturgico è stata l’azienda ELLECI di Fino Mornasco (Co), su disegno dell’architetto Daniele Lissi (condirettore, insieme a sua moglie Sara e a don Roberto Secchi, dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare).
«Un grande onore per la nostra piccola impresa di famiglia», ha confidato Daniele Lissi, con umiltà, ad alcuni amici. «Papa Francesco – ha spiegato ancora – voleva un segno, una lampada che splendesse con la luce dell’Eterno, per ricordare la pace». Il Pontefice ha portato con sé tre di questi candelabri, donati a luoghi simbolo, in Giappone e nel mondo intero, del male nucleare: Hiroshima, Nagasaki e Fukushima. Un dono che dalle comunità nipponiche papa Francesco ha voluto raggiungesse tutta l’umanità, con un appello accorato: «Mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza! Venga la pace nei nostri giorni, in questo nostro mondo».