«Si respira un’aria di attesa e insieme di speranza, consapevoli del dono che ci viene offerto, ma anche del compito non facile di discernimento a cui siamo obbligati». Con queste parole il vescovo monsignor Oscar Cantoni si rivolge alla diocesi alla vigilia della cerimonia di apertura dell’XI Sinodo della Chiesa di Como, dedicato a “Testimoni e annunciatori della Misericordia di Dio”.

Tutti sono convocati domenica 12 gennaio, a Como, in Cattedrale: i trecento sinodali, i rappresentanti dei 29 vicariati (dalle 10 alle 30 persone a seconda della grandezza del Vicariato), i fedeli, i sacerdoti, le religiose, i religiosi, le consacrate e i consacrati non sinodali. La Cattedrale sarà accessibile dalle ore 13.30, mentre i sinodali, dalle ore 14.00, sono chiamati a radunarsi nell’adiacente chiesa di San Giacomo per le procedure di segreteria e per la composizione della processione che si snoderà, dalle 14.45, verso il Duomo. I sinodali, con il Vescovo, faranno il loro ingresso in Cattedrale mentre in tutte le chiese della diocesi suoneranno a distesa le campane, segno di festa e di partecipazione a questo grande evento di vita ecclesiale. Nelle chiese, domenica come in occasione delle riunioni sinodali, verrà anche acceso un cero, caratterizzato dal logo del Sinodo. Come prevede l’Istruzione sui Sinodi diocesani, l’inaugurazione del Sinodo – così come sarà per la sua conclusione – avviene nell’ambito di una solenne celebrazione eucaristica. Per questa Messa così importante per la vita diocesana è prevista una specifica liturgia sinodale, illustrata dettagliatamente nel Caeremoniale Episcoporum. «Il rito celebrato in Cattedrale, chiesa-madre della diocesi – spiegano dalla Segreteria del Sinodo – indica il radunarsi dell’intera comunità credente diocesana intorno al Vescovo».

La celebrazione di apertura dell’XI Sinodo avrà alcuni momenti particolarmente significativi. Come l’intronizzazione dei Vangeli. Al termine della liturgia della Parola, il testo sacro, in processione, sarà posto su un “tronetto” collocato sul presbiterio. «È una modalità che nasce dal Concilio Vaticano II – dicono ancora dalla Segreteria – e sta a indicare che è Gesù Cristo che assume la presidenza del Sinodo». Quello dei sinodali è un compito importante per la vita della Chiesa diocesana, che richiede discernimento e aiuto dello Spirito Santo. Lo mette in evidenza anche un altro particolare del rito di apertura: la proclamazione della solenne formula di giuramento dopo la professione di fede, con alcune sottolineature rispetto all’ascolto e alla fedeltà a Parola di Dio, Magistero della Chiesa e indicazioni della Dottrina. Si tratta di un momento prescritto obbligatoriamente dal Codice di Diritto Canonico (can. 833), per manifestare pubblicamente la fedeltà all’impegno che si sta assumendo e la piena comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori. Al termine della celebrazione in Cattedrale, poi, i sinodali, rientreranno processionalmente in San Giacomo con il Vescovo e verrà loro consegnato l’Instrumentum Laboris, ovvero il testo che sarà alla base della discussione in plenaria. Per favorire il confronto assembleare è prevista la costituzione di una ventina di gruppi di studio su base territoriale – una sorta di circoli minori – che, riunendosi nelle settimane precedenti le plenarie (che si terranno una volta al mese per tutto il 2020), favoriranno l’approfondimento di quanto contenuto nelle proposizioni, in vista del confronto e delle votazioni in assemblea. «La discussione insieme – spiega il segretario generale del Sinodo don Stefano Cadenazzi – servirà a elaborare quelle risposte che poi verranno affidate al Vescovo. È un tempo continuo di discernimento comunitario, insomma, in ascolto dello Spirito e di quanto vorrà suggerire per il cammino della Chiesa».

Il cammino del Sinodo, dunque, prosegue e la convocazione del 12 gennaio è un invito per tutta la diocesi, chiamata a testimoniare e annunciare la misericordia di Dio. «Vorrei che la Comunità diocesana partecipasse a questo evento di grazia per sentirsi tutti coinvolti in questa avventura spirituale – sottolinea ancora il Vescovo –. Sì, il Sinodo è un evento animato dallo Spirito Santo, in cui tutti possono sentirsi partecipi, esprimendo, con convinzione attiva e responsabile risposta, ciò che lo Spirito Santo ha da dire alla nostra Chiesa di oggi. Essa, a sua volta, lo potrà testimoniare e annunciare nel nostro ambiente di vita, spesse volte molto lontano da quei criteri di misericordia che animano e guidano il nostro essere e il nostro fare, a immagine della Santa Trinità».

IN SINTESI, IL CAMMINO DI QUESTI MESI

  • l’annuncio (agosto 2017);
  • la presentazione di modalità e regolamento;
  • la designazione dei circa 300 sinodali (181 dalla provincia di Como; 86 dalla provincia di Sondrio; 17 dalla provincia di Varese; 7 dalla provincia di Lecco);
  • la consegna – il 6 giugno 2018 – dello strumento per la consultazione diocesana su cinque macro-aree (comunità cristiana, famiglia, giovani, poveri, preti) – conclusasi nel febbraio 2019;
  • la raccolta del materiale pervenuto da tutta la diocesi (marzo 2019);
  • lo studio e la sintesi – da parte dei sinodali, da aprile 2019 a inizio autunno – delle centinaia di risposte giunte da tutta la diocesi;
  • l’elaborazione e l’approvazione di decine di proposizioni (autunno 2019);
  • e, in queste ultime settimane, la stesura dell’Instrumentum Laboris (lo Strumento di Lavoro per le sessioni assembleari).