È spirato oggi, all’ospedale S. Anna di San Fermo della Battaglia, il senatore Luciano Forni.

Classe 1935 è stato uomo di punta della politica italiana, locale e nazionale, ricoprendone svariati incarichi, anche di altissimo livello. Fu anche componente della commissione d’inchiesta sul rapimento dell’on. Aldo Moro e sul terrorismo dal 1981 al 1983. Moro di cui ricorrono, proprio oggi, i 42 anni dall’assassinio.

Nonostante gli acciacchi dell’età Luciano Forni ha sempre conservato una straordinaria lucidità di pensiero, come dimostra la lettera inviata al nostro Settimanale nel febbraio scorso. Con ogni probabilità l’ultima sua testimonianza scritta prima di essere colpito da ictus.

Caro direttore, ho letto, con soddisfazione, le dichiarazioni del card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, a margine dell’incontro con i giornalisti a Perugia il 24 gennaio scorso, a proposito delle critiche rivolte al Sommo Pontefice Francesco, anche e soprattutto in seno alla Chiesa, su temi di fede e di morale: «criticare va bene, ma questo distruttismo no! Se a qualcuno non piace questo Papa, lo dica, perché è libero di scegliere altre strade». E ha aggiunto: «scusate lo sfogo, ma l’obiettivo di tutti deve essere quello di cercare risposte per il bene della Chiesa e dell’umanità». A proposito della sopracitata dichiarazione mi permetto di formulare alcune osservazioni.

(1) Come richiamato tempo fa su «L’Osservatore Romano» da un noto teologo, il Santo Padre è trattato senza il dovuto riguardo e riverenza dalla stampa e anche da fedeli e sacerdoti. La cordialità e la sensibilità del Papa nei confronti di tutti non autorizza alcuno a non tener conto della sacralità della sua persona, come Alter Christus e Capo della Chiesa, per scelta dello Spirito Santo. Mi ricordo da ragazzo quando la parola del Papa allora ci giungeva nelle ricorrenze solenni «via radio». La si ascoltava con devozione; una mia anziana zia assai devota la ascoltava in ginocchio. Ai preti, prima della consacrazione, è richiesta una promessa solenne di obbedienza e riverenza al Vescovo e ai suoi successori. E il Papa è trattato come un qualsiasi teologo o come un politico. È un grande errore! Credo che anche a Bizzarone sia conosciuto il detto: «la tropa cunfidenza, la fa pèrd la riverenza».

(2) Ormai negli scritti critici di molti cattolici, di sacerdoti e vescovi sul magistero del Sommo Pontefice si parla solo dei sacramenti ricevibili da cattolici divorziati o conviventi e del celibato ecclesiastico. È utile ricordare che in questi argomenti i documenti pontifici non hanno mai modificato la dottrina originaria; è stato sottolineato l’aspetto pastorale, e le proposte fatte in merito dai Sinodi e dal Papa raccomandano l’esame attento di ogni decisione sulla situazione dei singoli fedeli, che devono essere meditate e prese dopo un periodo di preghiera allo Spirito Santo, come sempre è stato affermato dal Santo Padre anche alla stampa nei suoi colloqui dopo visite e pellegrinaggi.

(3) Le discussioni su questi o su altri temi sono condotte spesso in modo sbrigativo, senza l’umiltà di riconoscere i limiti delle proprie competenze e conoscenze. Non è giustificata la presunta autorevolezza anche di insegnanti di teologia, di scuola e seminari. Val la pena di ricordare Dante quando scrive la Divina Commedia Paradiso. «…Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna, per giudicar di lungi mille miglia, con la veduta corta d’una spanna? …».

(4) Non viene mai richiamata la spiritualità di questo Pontefice e i suoi richiami alla povertà della Chiesa e del servizio ai poveri e agli ultimi, considerati come la carne di Cristo, né sono evidenziati i suoi richiami continui alla frequenza del sacramento della Penitenza per ottenere la Misericordia di Dio e perseguire questa virtù verso i fratelli, amici, nemici. Costante il richiamo ai consacrati a vivere i carismi con fedeltà agli impegni, e le sollecitazioni a non fermarsi solo sugli aspetti patrimoniali e amministrativi; e, da ultimo, la devozione fedele alla Madre di Dio, così come invocata nelle varie chiese cristiane.

(5) Il tema dell’integrazione degli stranieri e dei profughi non è dal Papa declamato e basta, ma è reso concreto da iniziative efficaci e generose, che hanno fondamento sulle parole e la vita di Cristo. Potrei continuare a lungo, ma molte critiche sono originate dalla mancanza di conoscenza delle iniziative per la pace. Particolarmente criticata l’affermazione di papa Francesco nel discorso alla Curia Romana a proposito del discorso condiviso del compianto cardinale Martini, secondo il quale la Chiesa è quella di 200 anni fa, e quindi bisognosa di un rinnovamento energico. Infine la vita del Papa, le sue abitudini e il suo stile povero e umile, valgono più di tante prediche (e le sue sono sempre incisive e brevi). È giusto da parte di sacerdoti e vescovi citare le dichiarazioni del Papa, anche se, nel clima denunciato dal card. Bassetti, talvolta anche da parte loro, tali dichiarazioni sono fatte più per convenienza di stato che per convinzione. A conclusione, avete notato la semplicità delle cerimonie pontificie senza tanti orpelli che sono vantati e celebrati da molti nel clero?…

Basta! Mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe, anche se, per le mie condizioni di salute, sono più tempo in pantofole. Non manco però di pregare sempre per lui e per il suo magistero. Si ricorda ancora l’invocazione, purtroppo in latino: «Oremus pro Pontefice nostro Francesco?»