Una Festa dell’Apparizione, a Madonna di Tirano, particolare, come lo è questo anno 2020, caratterizzata dal distanziamento interpersonale, dalle mascherine e dal gel igienizzante, ma segnata anche dalle tantissime presenze dei fedeli – praticamente numeri invariati rispetto al passato – che non hanno mancato l’appuntamento con la Santa Messa solenne sul sagrato del santuario intitolato a Maria, “salus infirmorum”. Martedì mattina, 29 settembre, la liturgia eucaristica è stata presieduta dal Vescovo monsignor Oscar Cantoni. Hanno concelebrato il vescovo monsignor Giorgio Barbetta, nativo di Berbenno e consacrato presule ausiliare di Huarì (Perù) lo scorso 11 febbraio (festa della prima apparizione della Madonna di Lourdes) e il vicario generale monsignor Ivan Salvadori (nominato il 1° settembre e nativo proprio di Madonna di Tirano, che, prima di intraprendere il cammino verso il sacerdozio è stato anche organista del Santuario). Insieme a loro anche il vicario episcopale territoriale per la provincia di Sondrio, don Andrea Salandi, e decine di sacerdoti da tutto il territorio. Fra loro i due novelli presbiteri don Luca Giudici e don Gianluca Salini, per la prima volta a Tirano da preti concelebranti. Come sempre partecipata, nei giorni precedenti, la Novena dell’Apparizione, con una presenza costante di fedeli, in particolare, alla Messa del mattino, alle 5.30, l’orario in cui, il 29 settembre 1504, la Vergine apparve al beato Mario Homodeo.
Un affetto grande per la Madonna di Tirano, testimoniato anche dal reigistro che raccoglie le firme, i ricordi, i pensieri, le preghiere dei pellegrini. In questo tempo così difficile, segnato dal lockdown e dalla forte diminuzione della mobilità, sono oltre 3mila le persone che, tra fine maggio (al termine del lockdown stretto) e fine agosto, hanno appuntato il proprio nome sul libro del Santuario. Ad essi si aggiungono le centinaia di fedeli che si fermano in silenzio, restando anonimi, e tutti coloro che, anche solo di passaggio, volgono sempre lo sguardo, in preghiera, alla Madonna di Tirano.
L’OMELIA DEL VESCOVO OSCAR
«Il santo popolo di Dio si mantiene fedele agli appuntamenti della grazia e la data del 29 settembre è incisa nella memoria collettiva come un punto di riferimento essenziale, in qualunque giorno della settimana essa ricorra. Un uomo molto comune, privilegiato della grazia, Mario Omodeo, ha incontrato Maria proprio in questo luogo, nel lontano 29 settembre 1504. Nelle sue apparizioni, Maria sceglie sempre persone umili e semplici. Al tiranese Mario è stata affidata una promessa: “Bene avrai! “. Questa parola è durevole, è e rimarrà vera ed efficace per sempre, cosi che tutti possiamo avvantaggiarcene, di generazione in generazione. Noi tutti oggi siamo accorsi qui con confidenza di figli, dal momento che lo Spirito Santo grida in noi:”abbà, Padre”. Lo Spirito ci aiuta a vivere in comunione con Dio e con gli altri. Insieme ci sentiamo figli che sanno di essere amati da Dio padre, rinnovati dalla grazia battesimale e dalla penitenza, figli e fratelli che si affidano alla intercessione di Maria, Madre di Cristo e madre nostra. A lei accorriamo, come sempre, pieni di fiducia, nella certezza che Ella ci accompagna in ogni epoca della nostra storia, nei momenti gioiosi come in quelli drammatici del dolore e noi continuiamo ad invocarla con l’antica preghiera dei primi secoli della Chiesa: “sotto la tua protezione noi cerchiamo rifugio, santa madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma da ogni pericolo, liberaci, o Vergine gloriosa e benedetta“.
Per rifarci alla narrazione evangelica delle nozze di Cana, anche noi dobbiamo constatare che in questo periodo “è venuto a mancare il vino” per i tristi avvenimenti legati alla pandemia del covid 19, che tanta sofferenza ha provocato nelle nostre famiglie e tante persone a noi care ci sono state sottratte. Uno per tutti, il nostro carissimo don Marco Granoli, stimato animatore spirituale del nostro santuario. Siamo certi, però, che il vino della festa e della gioia non verrà meno, quale prezioso contributo d’amore che soltanto Gesù continua ad offrire all’uomo che ne è privo, tramite l’appello della madre Maria. Siamo poi ancora tutti sconvolti dalla tragica uccisione di don Roberto Malgesini, nativo di Regoledo di Cosio, accoltellato a Como da uno squilibrato il giorno 15 settembre, nella festa della Madonna addolorata. Era dedito al servizio ai poveri ed era per ciascuno di essi un segno della tenerezza e della misericordia di Dio. Il dono totale di sé di questo stupendo sacerdote porti pace, riconciliazione e speranza per la Chiesa e per il mondo. E sia come una grande inondazione di grazia per la nostra Chiesa. Essa, in verità, umanamente parlando, sta pagando un contributo molto alto, ma ciò che davanti agli uomini sembra una grossa perdita, Dio benevolmente accoglie, trasformando il male in bene, così che l’odio viene annullato dalla forza dell’amore, che genera vicinanza, attenzioni e cure, frutto della fraternità. La vittoria della croce di Cristo esalta la bontà , fa superare ogni inimicizia, genera il perdono, promuove la solidarietà. È la vittoria della vita sulla morte.
Gesù non solo trasforma l’acqua in vino buono, ma offre un vino migliore, così che ancora oggi, come in tutta la storia della Chiesa, “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. L’abbondanza del vino alla tavola nuziale degli sposi di Cana era segno che il tempo messianico era giunto. Oggi il banchetto nuziale si realizza attraverso gli invitati speciali che Cristo sposo della Chiesa chiama continuamente accanto a sé, nel regno del Padre suo. E nemmeno possiamo dimenticare il sacrificio cruento di suor Maria Laura Mainetti, che verrà beatificata il prossimo 6 giugno a Chiavenna, cosi come vogliamo ricordare altri nostri fratelli martiri, don Renzo Beretta di Ponte Chiasso, ucciso nel 1999, e il giovane Giulio Rocca, di Isolaccia, ucciso in Perù tra i poveri dell’Operazione Mato Grosso, nell’anno 1992 a soli trent’anni. Continuiamo a volgere lo sguardo verso Maria, che ci accompagna anche oggi nel nostro cammino, piuttosto incerto, visto il numero crescente di contagi. Assieme alle necessarie precauzioni, a cui dobbiamo tutti sottostare con cura, sentiamoci avvolti dal manto della misericordia di Maria, a cui domandiamo uno speciale protezione e rifugio. Lo chiediamo a nome di tutti gli abitanti della Valtellina e Valchiavenna, ma in modo particolare per coloro che si prendono cura dei malati con la loro competenza professionale, ma anche con una particolare sollecitudine, piena di rispetto e di amore».