Un nuovo corso “in-formativo” sull’affido familiare. A proporlo è il Servizio Affidi Sovradistrettuale che abbraccia i territori di Cantù – Lomazzo e Como. Un percorso studiato per permettere alle famiglie interessate di conoscere da vicino il mondo dell’affido e le sue particolarità. Tre gli incontri, da remoto, previsti a partire da lunedì 9 novembre.

«Abbiamo pensato di proporre un corso “in-formativo” – spiega la dott.ssa Federica Trentin, psicologa dell’equipe del Servizio Affidi, perché da anni ci siamo resi conto di come l’affido sia ancora qualcosa di poco conosciuto e spesso confuso con l’adozione. Il primo obiettivo è dunque quello di informare, soprattutto in merito agli aspetti emotivi e psicologici che lo accompagnano. Pur declinato, magari con modalità differenti, nelle diverse realtà territoriali, l’affido è regolato da una legislazione nazionale facilmente reperibile su internet. Oggi è pertanto molto semplice comprenderne il formale funzionamento, da un punto di vista strettamente burocratico e giuridico. Ciò che le persone non conoscono, né possono apprendere dal web, è invece la sua applicazione pratica nella relazione con i bambini affidati, con le loro famiglie e con i Servizi sociali di riferimento».

Quanto è pressante il bisogno di famiglie affidatarie sul territorio di competenza del vostro Servizio Affidi?

«Da circa un anno siamo diventati Servizio Affidi Sovradistrettuale, che abbraccia un’area molto vasta. A farne parte sono l’ASCI- Azienda Sociale Comuni Insieme (Distretto di Fino Mornasco e Lomazzo), l’Azienda Speciale consortile Galliano Cantù e, dall’estate, l’Azienda Sociale comasca e Lariana di Como. Rappresentiamo una cinquantina (48 per la precisione) Comuni che hanno attualmente in attivo oltre una sesantina di affidi. Ad oggi i bisogni che il territorio esprime sono piuttosto alti, e sempre di più riferiti a situazioni con bambini inferiori all’anno di età. E quando si guarda ad un bambino così piccolo, per una famiglia disposta ad accogliere è difficile entrare nell’ottica dell’affido. Ecco dunque che raccontare questo mondo, spiegando che in realtà l’affido è possibile anche con bambini molto piccoli… che vi sono certo progetti anche di passaggio all’adozione, ma che prima passano dall’affido… che esiste la possibilità di percorsi di formazione più specifici a seconda delle differenti tipologie di affido… Insomma si tratta di un sistema complesso che va spiegato nelle sue diverse sfaccettature per essere compreso».

Qual è la paura maggiore che una famiglia manifesta quando si accosta al mondo dell’affido?

«Senza dubbio il timore di soffrire quando il bambino non rimane più con lei perché il percorso di affido si è concluso».

È questa una delle ragioni per cui sono meno le famiglie affidatarie rispetto a quante optano per l’adozione: la temporaneità della scelta?

«Il 99% delle famiglie ammette subito questa paura: “Temiamo di soffrire quando me lo portate via”… è proprio questa la terminologia utilizzata. Ed è proprio su questo che noi lavoriamo per sensibilizzare e fare chiarezza: l’affido non è l’adozione, non è “ho voglia di fare il genitore, mi manca la dimensione genitorialità e così trovo il modo per viverla”. L’affido è tutta un’altra cosa: è rendersi disponibili, certo anche a fare le veci dei genitori, ma per un tempo limitato. Immaginiamoci un campo che abbia bisogno di essere coltivato. Nel tempo che ti è dato è chiesto di fare il meglio perché quel campo possa dare dei frutti. Sarai chiamato ad arare il terreno, coltivarlo con amore, come se fosse tuo, anche se magari non sarai tu a raccoglierne i frutti.  Questa è la prospettiva da avere quando ci si accosta all’affido».

Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare direttamente il Servizio Affidi Sovradistrettuale, con sede in via Pizzi 3, a Cantù, scrivendo a ftrentin@aziendaspecialegalliano.it o telefonando al numero 031-4971340, così si riceverà il link per collegarsi. Il corso è gratuito.

Leggete l’intervista completa sul Settimanale di questa settimana.