Un nuovo fiore è sbocciato a Brunate in questa primavera strana, la seconda dell’era Covid. Il 15 aprile con una cerimonia sobria e raccolta è ufficialmente partito il progetto della Casa di Giò, uno dei tre alloggi di avvio all’autonomia per le ospiti della “Casa dei Tigli”. Una mamma e la sua bimba proveranno a camminare da sole, pur all’interno di un contesto di protezione e cura. Casa di Giò (dedicato a sorella Giovanna), Casa di Ersi (a suor Ersilia) e Casa di Rico (a padre Odorico) sono i tre nuovi appartamenti voluti dalla Casa dei Tigli, ad integrazione di un servizio di accoglienza nato a Brunate nel lontano 1972. Quel primo seme piantato quasi cinquant’anni fa nel tempo è germogliato in due comunità: il Tiglio Giallo (in cui attualmente sono accolte 4 mamme e 5 bambini e il Tiglio Rosso (in cui al momento sono accolti 10 i bambini allontanati dalla famiglia). Ora con questi tre nuovi appartamenti (uno è ancora da ristrutturare) si allarga lo sguardo sul futuro, condensato nel progetto “Strada dei Tigli”.

 Casa di Giò: il soggiorno

A spiegare a “Il Settimanale” il senso di questa nuova avventura è la coordinatrice, Francesca Farano.

«La “Strada dei Tigli” nasce ufficialmente nel luglio dello scorso anno con l’avvio di un appartamento sul territorio di Brunate (Casa di Ersi). L’obiettivo che ci siamo date è ambizioso: da un lato creare continuità ed integrazione tra l’esperienza comunitaria e il passaggio verso l’autonomia dando alle mamme la possibilità di sperimentarsi in una vita più autonoma e in un contesto meno protetto; dall’altro “agganciarsi” in qualche modo al territorio, attivando una rete di relazioni, contatti, anche rispetto a possibili corsi di formazione, occasioni lavorative, sostegno nella cura dei figli mentre le mamme sono al lavoro. Oggi, con l’apertura della Casa di Giò gli spazi di accompagnamento all’autonomia delle nostre mamme sono diventati due. Il terzo alloggio, Casa di Rico, lo abbiamo acquistato all’asta sul territorio di Como, ma per diventare agibile necessita ancora di essere sistemato, e per il quale cerchiamo un sostegno economico (chi desiderasse contribuire può contattare la “Casa dei Tigli” inviando una mail a progetti@casadeitigli.it».

 Casa di Giò: l’angolo cottura

Tre appartamenti per imparare a volare. Ma non sono tutti uguali. Mentre per Casa di Ersi e per la futura Casa di Rico gli alloggi sono geograficamente distanti dalla comunità, Casa di Giò è invece un monolocale ricavato all’interno della stessa Casa dei Tigli.

«Proprio per la sua collocazione – prosegue Francesca – la Casa di Giò si configura come il primo step di emancipazione dalla comunità attraverso un percorso di semi-autonomia. Un contesto protetto e conosciuto per le mamme che lì inizieranno a muovere i primi passi da sole. Un ponte verso gli altri due appartamenti, che si configurano un po’ come il secondo step di questo percorso di uscita. In Casa di Ersi (attualmente vi risiede una mamma con la sua bimba) e nella futura Casa di Rico le mamme impareranno pian piano a prendere le misure con una quotidianità fatta di relazione con il proprio figlio, di lavoro, di gestione della casa.

L’equipe a supporto del progetto della “Strada dei Tigli” prevede, a regime, la presenza di tre educatrici che si alterneranno a rotazione sulle tre case, privilegiando, ovviamente, Casa di Giò, ma non abbandonando a se stesse le mamme negli altri appartamenti.

Per saperne di più visita qui il sito della Casa dei Tigli.

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