Si leva alta la voce del mondo del commercio comasco dopo le disposizioni dell’ultimo DPCM che ha posto delle severe limitazioni all’attività di bar e ristoranti.
Nella mattinata di martedì 27 ottobre si è riunito d’urgenza il Consiglio della Confcommercio Como, l’organo dell’associazione che rappresenta i commercianti, i pubblici esercizi, le attività di servizi e le professioni di tutta la provincia di Como, esprimendo una dura posizione di dissenso nei confronti delle disposizioni di legge. “Abbiate il coraggio di farci chiudere” tuona Confcommercio Como.
“La Confcommercio Como – spiega l’associazione – ha sempre agito con grande senso di responsabilità e ha sempre richiamato i suoi associati a comportarsi con altrettanto buon senso nel rispetto delle regole, mettendo al primo posto la tutela della salute pubblica. Sin dall’inizio di questa tremenda pandemia, dagli uffici della Confcommercio Como sono state diramate costantemente comunicazioni agli Associati per informarli su come affrontare e come attrezzare le loro aziende per renderle sicure.
L’associazione ha elaborato per prima un protocollo di sicurezza anti Covid19 avvalendosi della professionalità di medici e sanitari rivolto ai pubblici esercizi della provincia di Como e immediatamente applicato nei Bar e Ristoranti dell’intera provincia lariana.
La volontà dell’associazione, dunque, è sempre stata quella di collaborare e fornire tutto il supporto ai propri iscritti perché anche le aziende fossero messe nelle migliori condizioni per contribuire alla lotta ai contagi.
Ma ora la misura è colma!
Con il nuovo DPCM del 24 ottobre il Governo sferra il colpo di Grazia a ristoranti, bar, palestre ed altre attività che hanno davvero fatto di tutto per esercitare in totale sicurezza e nel rispetto delle norme.
Il Consiglio di Confcommercio Como considera il dettato del nuovo DPCM un “Lockdown mascherato” che colpisce però solamente alcune categorie e incredibilmente non prevede nulla per quei settori, come il trasporto pubblico, considerati dagli esperti virologi, ad alto rischio di nuovi focolai.
Il Consiglio, dunque, chiede provocatoriamente che si torni ad un Lockdown generale eliminando queste discriminazioni tra le categorie.
Confcommercio Como – conclude la nota – definisce essenziali e non derogabili gli annunciati ristori, ma aggiunge che è necessario anche introdurre immediatamente degli ammortizzatori sociali in grado di garantire anche ai titolari degli esercizi la necessaria tutela prevista per i lavoratori dipendenti. Infine, è necessario agire drasticamente sul fronte dell’imposizione fiscale, sui costi fissi delle utenze e sui canoni di locazione pubblici e privati per poter consentire maggior serenità sul prossimo futuro considerato che i fondi stanziati non sono inesauribili”.
A lanciare l’allarme anche la Coldiretti Como-Lecco, preoccupata delle ricadute negative sull’intero tessuto agroalimentare in relazione alla chiusura anticipata della ristorazione e al conseguente crollo di tutte le attività connesse. Il sistema agroalimentare lariano si posiziona oggi come uno dei settori “forti” dell’economia interprovinciale, forte di 3500 imprese.
“Un drastico crollo dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari made in Lario, dai formaggi ai salumi, dalla carne al vino, ma anche frutta e verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco – spiega Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco -. Le limitazioni alle attività di impresa devono certamente prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato. Ai cittadini e agli operatori economici chiediamo di aderire con atti concreti alla campagna di mobilitazione #MangiaItaliano, privilegiando negli approvvigionamenti cibi 100% Made in Lario e Made in Italy”.