«Con generosa e instancabile abnegazione si è sempre prodigato, quale autentico interprete dei valori di solidarietà umana, nella cura degli ultimi e delle loro fragilità, offrendo amorevole accoglienza e incessante sostegno». Con questa motivazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito, lo scorso 7 ottobre, la medaglia d’oro al merito civile alla memoria di don Roberto Malgesini. La medesima onorificenza era stata attribuita, nello stesso decreto, al giovane Willy Monteiro, vittima di un pestaggio a Colleferro (Roma). Giovedì 28 gennaio, presso la Prefettura di Sondrio, il Prefetto di Sondrio Salvatore Rosario Pasquariello e il Prefetto di Como Andrea Polichetti hanno consegnato la medaglia alla madre di don Roberto, la signora Ida, nel corso di un breve incontro al quale erano presenti Caterina, sorella del sacerdote, del Vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni, del Sindaco di Cosio Valtellino, Alan Vaninetti, e dell’arciprete di Sondrio don Christian Bricola.
«Mentre era intento a portare gli aiuti quotidiani ai bisognosi», si leggeva nel comunicato diffuso dal Quirinale, don Malgesini «veniva brutalmente e proditoriamente colpito con numerosi fendenti, fino a perdere tragicamente la vita, da un uomo al quale aveva sempre dato piena assistenza e pieno sostentamento». Un fatto dolorosissimo che pure diventa «luminoso esempio di uno straordinario messaggio di fratellanza e di un eccezionale impegno cristiano al servizio della Chiesa e della società civile, spinti fino all’estremo sacrificio» è la conclusione della nota diffusa dal Colle. Don Roberto ha sempre vissuto lontano dai riflettori e dalla ribalta. Umile, silenzioso, preoccupato solo di incontrare e accogliere gli ultimi valorizzandone l’umanità e la dignità. Uno stile di fraternità e paternità alimentato dal suo essere innanzitutto sacerdote, che iniziava le giornate, quando fuori era ancora buio, con l’adorazione eucaristica e la preghiera.
«Siamo sinceramente lieti della decisione assunta dal Presidente Mattarella – fu il commento del Vescovo Cantoni non appena appresa la notizia dell’onorificenza –. È un onore per la nostra diocesi vedere che l’opera di un proprio figlio, nel servizio generoso e gratuito alla carità, viene riconosciuta anche dalla società civile nella sua massima e più autorevole espressione». «Questa medaglia – è la riflessione di don Gianluigi Bollini, parroco della comunità pastorale “Beato Scalabrini”, di cui don Malgesini era collaboratore – è per don Roberto e per il suo impegno instancabile accanto a diverse forme di povertà. È anche di consolazione per tutti coloro che con don Roberto hanno sempre collaborato: i volontari, gli operatori Caritas, la rete di persone che lo hanno sostenuto in tanti modi e che proseguono nel servizio alle fragilità. È di aiuto nelle difficoltà che stiamo affrontando». Non mancano la meraviglia e lo stupore «per questa attenzione immediata da parte del Capo dello Stato – conclude don Bollini – e che giunge nel solco dell’Enciclica “Fratelli tutti”. È una circostanza che sprona a porsi nel cammino della testimonianza di don Roberto».
Grande e composta fu la commozione a Regoledo, in Valtellina, paese natale di don Malgesini, non appena venne loro comunicata la notizia dell’onorificenza. I suoi genitori, la sorella Caterina e i fratelli Mario ed Enrico espressero, da subito, «profonda gratitudine al presidente della Repubblica per l’onore riservato a don Roberto». Sapevano e sanno che il loro dolore «è ben compreso ed è condiviso da chi, come il presidente Mattarella, ha provato quella medesima sofferenza per un fratello strappato alla vita per mano della mafia». Una testimonianza sempre più viva e luminosa, quella di don Roberto, ricordato, lo scorso 29 gennaio, anche nell’incontro promosso dalla nostra diocesi nell’ambito del mese della pace. Particolarmente toccante le parole del cappellano del carcere di Monza, padre Augusto Panzeri, dove si trova recluso l’assassino di don Roberto. Una riflessione sul perdono e sulla misericordia che don Roberto, ancora, riesce a donare.