E’ trascorso esattamente un anno dal primo lockdown causato dalla pandemia che ha segnato drasticamente le nostre vite e, inevitabilmente, ha condizionato anche il lavoro dei servizi Caritas sul territorio. Ovviamente anche l’attività di “Porta Aperta”, il coordinamento dei servizi per la grave marginalità della città di Como che da ottobre 2020 ha sede in viale Varese 25, ha subito inevitabili ripercussioni organizzative e ha visto un “naturale” calo di affluenza di ospiti.
«La chiusura totale del servizio è iniziata il 13 marzo e si è protratta fino al 6 maggio – ci racconta Beppe Menafra, responsabile di “Porta Aperta” e referente della Caritas diocesana per la grave marginalità -. Durante questo periodo abbiamo cercato di seguire le persone contattandole telefonicamente o attraverso gli operatori sul campo, in modo particolare gli operatori di via Sirtori nell’ambito del progetto “Emergenza freddo” e quelli della mensa. E soltanto, dopo la riapertura condizionata comunque dalle restrizioni, abbiamo potuto riprendere a seguire gradualmente gli ospiti. I dati messi a punto proprio in questi giorni dimostrano chiaramente sia il calo delle persone che hanno usufruito del servizio, sia del numero complessivo dei colloqui effettuati.
Nel dettaglio: nel 2020 sono state 1.039 le persone che sono state ascoltate almeno una volta (190 in meno rispetto al 2019) e i colloqui complessivi sono stati 5.274 (893 in meno del 2019). Gli uomini: 815 e le donne 224».
In questi ultimi mesi l’attività di “Porta Aperta” è tornata alla normalità?
«Direi di sì. Paradossalmente abbiamo avuto beneficio anche dalle nuove modalità di accesso ai vari uffici, sia nell’ambito burocratico e amministrativo, sia in quello sanitario: tante operazioni vengono ora effettuate unicamente online o su prenotazione. Si evitano così code e ulteriori rallentamenti. Occorre dire, invece, che sul fronte operativo interno, l’emergenza pandemica ha influito negativamente per quanto riguarda il coinvolgimento dei volontari. Nel periodo pre-Covid erano attivi 17 volontari, tutti con esperienza. Di questi oggi sono disponibili 8, mentre altri 6, avendo iniziato da poco, hanno bisogno di tempo e di un’adeguata formazione per svolgere al meglio il servizio».
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