La mattina di venerdì 19 marzo il Vescovo monsignor Oscar Cantoni ha presieduto la Santa Messa nella ricorrenza liturgica di San Giuseppe, nell’anno che papa Francesco ha voluto dedicato allo sposo di Maria, a 150 anni dalla sua proclamazione quale patrono della Chiesa universale. Il Vescovo Oscar si è recato presso il santuario di Somazzo (Uggiate Trevano). Al termine della Messa il Vescovo ha affidato la diocesi a San Giuseppe, con una preghiera da lui appositamente scritta per questa occasione. Qui di seguito l’omelia del Vescovo Cantoni.

San Giuseppe è un santo tanto discreto quanto riservato. Non ama parlare di sé, anche se ha avuto nella vita della santa famiglia di Nazareth un ruolo molto attivo e ha sempre assunto compiti di alta responsabilità. Non ha mai fatto rimarcare la sua presenza quale protagonista, ed è per quello che è sempre rimasto nell’ombra lungo i secoli. Riconosciamolo: non ha mai avuto molti devoti. Penso che in questo speciale anno, indetto da papa Francesco in sua memoria, in cui c’è una vera rivalutazione della sua persona, si senta Lui stesso non poco a disagio! Ama il silenzio e la riservatezza s. Giuseppe, ma è vigile, attivo, sa prendere iniziativa al momento opportuno. Interviene sempre a proposito, nella nostra vita e nella vita della Chiesa, come più volte ho avuto la fortuna di sperimentare ampiamente. Io lo invoco tutti i giorni e da un gran pezzo.

Un male della nostra società, anche nella Chiesa, è il protagonismo. Una persona, appena fa qualcosa, vuole essere riconosciuta, presentata, onorata, ringraziata, vuole essere messa al centro, a tal punto che non si sa se si impegna per farsi un nome, per sentirsi importante e si crede insostituibile, o se invece lavora veramente per la pura gloria di Dio e per fare un semplice, disinteressato servizio alla società e alla Chiesa. È pur vero che possiamo riconoscere, ricorrendo al vangelo, che nella storia di vita di San Giuseppe, Dio gli ha ribaltato i piani più volte, andando oltre le sue aspettative. Giuseppe, tuttavia, non si è mai ribellato, non ha difeso strenuamente i suoi progetti, non si è mai opposto al volere di Dio, dichiarandosi inadatto, inesperto, quindi indisponibile. Non si è mai autodifeso, San Giuseppe, accusando Dio per la missione che gli affidava, né si è lamentato o giustificato, rilevando che ciò che Dio gli chiedeva era troppo impegnativo per lui e dai contorni troppi imprecisati. C’è molta gente che non fa un passo, anche nella Chiesa, se non è sicuro dove mette i piedi, se non sa a quali conseguenze va incontro e subito si lamenta perché la missione ricevuta è contraria alle sue aspettative o ai suoi desideri più profondi. Alla ricerca di sicurezze, vorrebbe piegare Dio ai suoi desideri, mentre invece Dio chiede il contrario.

San Giuseppe ha la caratteristica di corrispondere con immediatezza agli orientamenti che Dio di volta in volta gli chiedeva. Ha abbandonato i suoi progetti per aderire per fede a quelli di Dio, molto spesso misteriosi. Ha dato fiducia a Dio, compiendo cosi la sua missione, senza riguardo per sé, ma solo contando sulla efficacia della Parola che Dio gli rivelava di volta in volta. Ha assunto responsabilmente la sua missione educativa nei confronti di Gesù: è da lui che ha imparato a far crescere la sua umanità, apprendendo che l’amore è la regola fondamentale della vita e che il lavoro è ciò che onora l’uomo perché con esso prosegue l’opera di Dio nella creazione. Con la sua paternità San Giuseppe ha permesso al Figlio di Dio di inserirsi nella vita sociale del suo tempo, per poter essere del tutto simile agli altri uomini. Se oggi la società ha bisogno di padri è alla paternità di San Giuseppe che possiamo affidarci con fiducia perché con il suo aiuto possiamo venire incontro alla grande emergenza educativa, che è il problema più urgente del nostro tempo“.

+ Oscar, Vescovo