È ricordata come uno dei frutti del Congresso eucaristico diocesano, di cui fu lo stesso papa Giovanni Paolo II, il 4 maggio 1996, a benedire l’avvio (“La mia Visita segna, voi lo sapete, la solenne inaugurazione dell’Anno di preparazione al Congresso eucaristico diocesano, che sarà celebrato nel settembre del 1997”, dal suo discorso alla cittadinanza, in Piazza Cavour). In realtà il seme, che trovò terreno fertile negli intenti del Congresso eucaristico e che sarebbe poi sbocciato nella casa alloggio per malati di aids “La Sorgente” di Como, fu gettato proprio in vista della visita del Pontefice alla nostra diocesi. A ricordarcelo è padre Luigi Bassetto, all’epoca superiore della comunità somasca di viale Varese, a Como, ed oggi assistente spirituale della casa di preghiera San Girolamo Emiliani, che ha sede nel castello di Quero (BL) (dove ha recentemente celebrato i 50 anni di sacerdozio).
Padre Luigi visse in prima persona la genesi di questo prezioso dono alla città.
«Le riforme vere sono quelle che animano il cuore. Con questo spirito decidemmo di legare la visita del Papa a Como ad un gesto profetico, di carità e accoglienza, così come era d’uso nella Chiesa primitiva, che rimanesse nel tempo e che guardasse avanti, oltre ogni paura, pregiudizio. Da qui la scelta di un segno concreto nei confronti di persone dimenticate e a grave rischio emarginazione in un momento molto delicato della loro vita. Così pensammo ai malati terminali di Aids. Dove accoglierli? Facciamoli venire in città, ci dicemmo, perché fosse un’accoglienza vera, nella carità, con fiducia, perché non avessero a sentirsi emarginati, ma prossimi. Ecco, fu una scelta di prossimità, per testimoniare che siamo comunità viva. E così, grazie all’aiuto dell’allora vescovo Maggiolini e al supporto della Caritas diocesana, all’epoca diretta da don Battista Galli, decidemmo di trasformare il vecchio orfanotrofio dei Somaschi in una casa alloggio per malati di Aids».
Che cosa ricorda di quel periodo?
«Il fatto che fu una scelta compresa e condivisa anche da molti giovani, concordi sull’idea che questo spazio fosse collocato in città, in mezzo alla gente, non in qualche luogo sperduto. Insomma, si volle non emarginare ma accogliere il disagio. Ho presente molto bene quel momento in cui “buttammo lì” un segno che aprisse il cuore e frenasse quell’atteggiamento di chi preferisce ritirarsi davanti alla fragilità per paura di compromettersi».
E del giorno dell’inaugurazione?
«Quel giorno diversa gente comprese che essere Chiesa voleva dire essere comunità di chi ha coraggio, non di chi teme, e si auto gratifica, ma si dona».
La comunità somasca come visse questo passaggio, essendo per vocazione più predisposta all’accoglienza degli orfani abbandonati?
«Fu impegnativo far passare questa idea per il pregiudizio che l’Aids si portava dietro, visto come il frutto di azioni compiute da persone irresponsabili. All’epoca era diffusa l’idea che in fondo quei malati se la fossero cercata… E forte era la paura che potessero essere causa di contagio e creare problemi sul piano sanitario e della salute. Si riteneva che dovessero essere aiutati, quello sì, ma tenendoli a distanza. La nostra, invece, lo ripeto, fu proprio una scelta di carità nell’accoglienza».
Come sta oggi “La Sorgente”? «La pandemia – spiega il direttore, Daniele Isidori – ha influito innanzitutto sul clima che si vive nella comunità, che in qualche modo credo sia lo stesso di tante famiglie “normali”. Con il mese di maggio ricominceremo, con prudenza, a prenderci un po’ di normalità e quotidianità».
Che cosa speri per i prossimi dieci anni de “La Sorgente”?
«In assoluto che possa chiudere, perché vorrebbe dire non avere più il problema della sieropositività e dell’Aids. In misura intermedia che “La Sorgente” possa diventare un luogo in cui le persone si incontrano, in cui dall’esterno non si venga visti come un mondo impenetrabile, incapace di normalità. Vorrei che fosse percepita come una famiglia comunitaria all’interno di una famiglia più grande che sia la parrocchia, il territorio o l’intera diocesi».
Trovate il servizio completo nell’inserto di questa settimana dedicato alla visita del Papa a Como il 4 e 5 maggio 1996.