«Costretti a ripararsi sotto terra per salvarsi». È la testimonianza di una donna fuggita da Mariupol raccolta dal nostro Alberto Gianoli alla dogana di Korczowa, al confine fra Polonia e Ucraina. Questo è uno dei punti accesso dei profughi in fuga dall’invasione russa. In questi giorni la nostra redazione è presente sul territorio polacco per raccontare in prima persona il dramma del conflitto nel cuore dell’Europa. I passeggini, gli “ovetti” per neonati, le sedie a rotelle lasciati liberamente a disposizione degli sfollati dicono quanto questa guerra stia colpendo la popolazione civile, con le famiglie costrette a separarsi, con le donne, i bambini, gli anziani, i fragili in diaspora in Europa e gli uomini trattenuti in patria a combattere. La Caritas di Przemyśl, a 15 km dal confine, da quattro settimane si sta spendendo instancabilmente in aiuto degli sfollati, qui come alla frontiera di Korczowa, Medyka e Krościenko. Quotidianamente ci sono 150 volontari che accolgono i profughi in arrivo in treno da Leopoli, pronti a indirizzarli nella “Tenda della speranza”, dove ricevono beni di conforto e tutte le indicazioni utili alla registrazione e al successivo indirizzamento per l’accoglienza sul territorio.

«Dal primo giorno in cui la gente ha cominciato a varcare il confine, in fuga dalla guerra, ho deciso che avrei dedicato a loro il mio tempo e i miei sforzi, per aiutarli e dare loro una speranza, un conforto, un sorriso ai più piccoli». Sono le parole di Marek Iwasieczko, il sindaco di Medyka, la città a un chilometro dalla frontiera tra Polonia e Ucraina. Un’intervista che ci ha concesso in esclusiva, visto che ha parlato con pochissimi media internazionali: poche parole e tanta azione umanitaria in aiuto dei profughi sfollati dalle città bombardate.

Non perdete il Settimanale numero 13 del 31 marzo 2022 con il reportage completo in cartaceo.