Nei giorni scorsi la parrocchia di San Fermo della Battaglia ha accolto una famiglia di profughi. Tra loro anche una bisnonna, Maria, di 96 anni. Di seguito il racconto del parroco don Luca Giansante.

Come era prevedibile sono arrivati anche nel nostro Comune di San Fermo diversi profughi dell’Ucraina, sono una trentina quelli presenti nel territorio del Comune, trenta “poveri cristi” che hanno dovuto abbandonare la loro terra e le loro case a motivo di una guerra terribile e sciagurata causata dalla sete di potere, dall’interesse di parte di chi ha causato questa guerra. Sono stati accolti grazie anche al buon cuore di alcune famiglie che hanno aperto le loro case per ospitare anziani, adulti e diversi bambini.

Dal 14 marzo una famiglia è accolta in un appartamento della parrocchia: sono arrivati in sei sulla loro macchia. Con loro il piccolo Bogdan, un bambino dolcissimo di nove anni che conosce benissimo la liunga inglese. Dopo alcuni giorni necessari per il disbrigo delle carte lunedì 21 marzo ha iniziato la scuola e ho avuto la gioia di accompagnarlo insieme a sua mamma Marina, avvocato. Poi c’è la zia di Bogdan, una psicologa che riesce a lavorare collegandosi con i propri pazienti via internet. I loro mariti sono rimasti entrambi a combattere. Poi ci sono i due genitori di 63 anni e 66 anni e, infine, merita un grande applauso, la bisnonna Maria di ben 96 anni. Anche lei ha affrontato il lungo viaggio fino a qui. Mi hanno raccontato che da giovane era una grande artista, pittrice e scultrice, una donna cattolica di grande fede.

 

Mi capita spesso di vederla pregare e piangere. Una mamma nei giorni scorsi gli ha portato una rosario dicendo che era della sua nonna e l’ha regalato a Maria. Lei lo ha accolto pieno di gioia e lacrime. Questi sono i giorni dell’inserimento nella nostra comunità, che si è organizzata grazie al coinvolgimento delle famiglie, dell’amministrazione comunale.

C’è una grande unità e comunione di intenti che coinvolge anche Croce Rossa, associazioni e scuole. Non tutte le giornate sono però uguali e, in alcuni giorni, in loro si fa sentire maggiormente la nostalgia, la paura e allora riaffiorano in noi gli interrogativi sul perché di questa guerra ingiusta e crudele come lo sono tutte le guerre. Noi proviamo a far sentir la nostra vicinanza come possiamo e preghiamo tutti insieme perché torni presto la pace.

Parrocchie e famiglie che volessero condividere con noi la loro storia di accoglienza possono scriverci all’indirizzo setcomo@tin.it