«Non possiamo celebrare questa santa liturgia senza ricordare contemporaneamente la situazione drammatica del tempo in cui viviamo: sarebbe una evasione dalla nostra storia. Il mistero pasquale coinvolge anche la guerra fratricida in corso, ingloba anche questo doloroso evento. Due popoli, Russia e Ucraina, sono in guerra, sebbene siano accumunati da radici culturali e religiose affini. Nello stesso tempo, tante persone nel mondo invocano ardentemente la pace. Per chi, come noi, ha il dono della fede, l’unica via possibile per uscire da questo doloroso frangente è la forza infallibile della preghiera. La Pasqua del Signore getta luce su questo orizzonte oscuro: ci obbliga a guardare in alto e non perdere la speranza!». Queste le parole del Vescovo monsignor Oscar Cantoni nella Veglia Pasquale del Sabato Santo 16 aprile, in Cattedrale a Como.
«Credevamo di essere usciti dai pericoli della pandemia, ancora in corso – ha aggiunto il Vescovo -, quando siamo stati investiti da una preoccupante situazione di guerra. Ancora una volta, la violenza, con tutti i suoi strumenti di morte, vorrebbe presentarsi come il mezzo più idoneo per risolvere i diversi conflitti. E le conseguenze della guerra saranno pagate a caro prezzo, dal momento che la riconciliazione tra i popoli, la elaborazione nelle coscienze dei mali e dei lutti subìti, fin negli affetti più intimi, non si potranno concludere facilmente in tempi brevi. Eppure il male è già vinto e sconfitto, anche se, rifiutando di accogliere la luce pasquale, gli uomini si espongono a tristi conseguenze… Questo tempo di paura e di angoscia, di desolazione e di lutto, è stato da noi interpretato simbolicamente con l’entrata nella nostra cattedrale, completamente oscurata. Il nostro incedere al buio è un chiaro linguaggio, che senza bisogno di parole, ha voluto esprimere la triste situazione che l’umanità oggi sta attraversando. È la notte del cuore, che cerca disperatamente vie di salvezza, sapendo già che, da soli, non riusciremmo mai a trovarle e a gestirle. Ma ecco che, nella nostra cattedrale, tutta oscura, una fiammella è avanzata, si è fatta strada nel buio, senza far rumore: è la luce del Cero pasquale. Il Cristo risorto viene di nuovo a noi, irrompe ancora oggi, “per illuminare quanti giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte”. Il Signore Gesù, crocifisso e risorto, si è offerto di nuovo, senza imporsi, come l’unica via di vita e di salvezza. Viene a dissipare le nostre oscurità, annulla il male che vorrebbe stravincere attraverso le chiusure, gli egoismi, l’odio fratricida, le molteplici forme di violenza. Viene a condurci in nuova vita, redenta dalla morte in croce del Signore». Per il testo completo dell’omelia clicca qui.
«Credere nella realtà della risurrezione – ha invece affermato monsignor Cantoni nella Messa pontificale di Pasqua – ci costringe a rivedere la nostra comprensione del mondo e della storia, al di là della sola prospettiva umana, ci obbliga a interpretare il mondo e i fatti della vita con gli occhi di Dio (le cose di lassù). Il Risorto non è un pio ricordo del passato. Lo incontriamo oggi come il Dio vivente, che continua a cercarci e con noi a trasformare il mondo. Se veramente crediamo che Cristo è risorto la nostra stessa vita può acquistare nel tempo una nuova profondità e un nuovo senso. Egli suscita in noi il desiderio di portare a tutti la lieta notizia, e così suscitare la gioia del Vangelo, condividendola con gli altri».
«Per credere alla risurrezione del Signore – ha aggiunto il presule – occorre prima aver accettato di buon grado il sacrificio di Cristo sulla croce come un immeritato dono di grazia, ossia aver attinto forza e consolazione dal suo sacrificio, aver riconosciuto che Dio agisce nella debolezza, per cui la passione del Signore, espressione piena del suo amore, cioè del dono totale di sé, non è stata inutile e vana, e neppure un incidente imprevisto. A ciascuno di noi è dato di partecipare al mistero della Pasqua e quindi di intuire nuovi germi di risurrezione dentro la nostra vita nuova, generata e attinta dalla grazia del Battesimo». Per il testo completo dell’omelia clicca qui.