«Anche nel 2022 i numeri confermano il trend al ribasso di questi ultimi tre anni: sono infatti ancora leggermente diminuite le persone senza dimora, italiani e stranieri, che si rivolgono al servizio Caritas di Porta Aperta. È difficile dare una valutazione a questo fenomeno. Sicuramente nel 2020 le restrizioni causate dalla pandemia hanno influito sulla mobilità delle persone ma oggi, a distanza di oltre due anni, mi sarei aspettato di tornare ai numeri alti pre-Covid, quelli del 2019 per intenderci. Certo è che se meno persone si rivolgono al nostro servizio, ciò non significa meno povertà sul nostro territorio. Anzi. Il disagio di persone e famiglie, reso più acuto dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia, è un fenomeno ancora vivo nella nostra realtà. Direi in crescita».

Così Beppe Menafra, vicedirettore della Caritas diocesana, responsabile di “Porta Aperta” e referente Caritas per la grave marginalità, commenta gli ultimi dati raccolti dal servizio di viale Varese a Como.

In sintesi: nel 2022 i colloqui totali sono stati 5.229, mentre le persone ascoltate almeno una volta sono state 959. Facendo un veloce raffronto con i dati raccolti in passato vediamo quanto specificato dal responsabile di Porta Aperta: mentre nel 2019 – anno pre-Covid – i colloqui totali sono stati 6.182, nel 2020 sono stati 5.267 e 5.274 nel 2021. In linea con questi numeri è anche il dato delle persone ascoltate almeno una volta: 1.232 nel 2019, 1.042 nel 2020 e 992 nel 2021.

«Questa lieve diminuzione – continua Beppe Menafra – è registrata anche nel dormitorio temporaneo per l’Emergenza Freddo organizzato nell’ex caserma dei Carabinieri di via Borgovico, e anche nel servizio della mensa di solidarietà di Casa Nazareth in via Luigi Guanella. Ricordo che Porta Aperta gestisce gli ingressi in queste realtà e ha il polso della situazione mese per mese».
Ciò però non significa che non ci siano persone che dormono al freddo per loro scelta…
«Sì certamente. Tuttavia possiamo dire che queste persone si contano sulle dita di una mano, sono persone che sanno che c’è disponibilità, ma per una serie di motivi, legati soprattutto a fatiche relazionali non chiedono l’accesso ai dormitori presenti in città. Comunque teniamo presente che questi numeri possono variare di giorno in giorno».

Queste persone sono a rischio se l’inverno diventa più rigido?
«Un inverno rigido sarebbe comunque critico. Sappiamo che alcune di queste persone che conosciamo sanno affrontare le difficoltà, quindi sanno come proteggersi dal freddo o da pericoli. Mi preoccupano, invece, coloro che per motivi psichici, o perché dipendenti dall’alcol, perdono la consapevolezza del pericolo per la loro salute, per esempio dormire al freddo senza coprirsi adeguatamente. Laddove è possibile, grazie a una serie di volontari che escono in strada, cerchiamo di monitorare le varie situazioni. Il lavoro di rete sul territorio, svolto anche con altri enti o associazioni di volontariato, funziona, è collaudato e dà i suoi frutti».

Ma i poveri non sono soltanto i senza dimora…
«Le povertà a Como sono tante, crescono e sono su più livelli. Ci sono le povertà causate dalla pandemia e quelle legate alla mancanza di lavoro che coinvolgono i singoli, ma soprattutto le famiglie. Insomma, la fascia di popolazione coinvolta è ampia. E ciò è evidente ancora di più negli altri servizi di Caritas, come i Centri di Ascolto. In questi servizi giungono persone rimaste senza occupazione, ma anche quelle che non riescono più a pagarsi le bollette, non arrivano a fine del mese, hanno perso la casa e sono in mezzo a una strada. Casi a volte complessi… e appunto in aumento».

Nel 2022 ci sono nuove problematiche sul fronte dell’assistenza ai senza dimora?
«Le difficoltà sono sempre sul fronte burocratico, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai servizi, che sempre più spesso avviene online, spesso attraverso sistemi che richiedono l’accesso tramite identità digitale. Quante difficoltà per chi non ha un pc, per chi non lo sa usare, o per chi semplicemente non conosce l’italiano! Spesso anche il nostro lavoro diventa complicato e avviare o risolvere una pratica estremamente difficile e frustrante. D’altra parte non possiamo sottrarci a questo lavoro di aiuto».

Quale impegno sul fronte del lavoro?
«Laddove c’è un minimo di possibilità e la persona senza dimora ha capacità è possibile costruire progetti personalizzati di avvio al lavoro. Nel 2022 sono stati oltre una trentina i casi seguiti, attraverso soprattutto il lavoro della Cooperativa Symploké che attraverso i suoi operatori attiva i colloqui di orientamento e i contatti con le aziende disponibili a dare un supporto. Ciò vale per le persone senza dimora, ma anche per le persone che arrivano da altri servizi, come il Centro di Ascolto di Como. Grazie a queste energie messe in campo, oggi è possibile offrire questi percorsi personalizzati, una trentina nel 2021 e altrettanti nel corso del 2022».

E sul fronte salute e sanitario?
«Ci sono persone con problemi psichici e di dipendenza, soprattutto da alcol e fumo (il 66% degli ospiti del piano freddo è fumatore), che vanno seguiti con grande attenzione e con non poca fatica, perché a volte è complicato gestirle nei contesti dei nostri servizi, come i dormitori e le mense. Sono situazioni complesse che vedono impegnati soprattutto i servizi specialistici sul territorio e con non poche difficoltà, sia sanitarie sia sociali e personali. Questa fragilità interessa un numero crescente di persone, sia italiani sia stranieri. Non nascondo che il disagio psichico e legato alle dipendenze è una vera e propria emergenza».

Oggi ancora di più esiste il problema degli spazi di accoglienza diurni per i senza dimora…
«È un problema che rimane ed è un problema serio. La domenica o nei giorni in cui piove, per esempio, o in giornate particolarmente fredde d’inverno o di caldo torrido d’estate queste persone hanno bisogno di luoghi di accoglienza adeguati. Il Centro Diurno di via Giovio in centro città ha superato il periodo nero del Covid, oggi è aperto, cerca di ampliare gli orari di apertura ma non è sufficiente. E la chiusura, ormai da tre anni, del secondo centro diurno, che era aperto tutti i pomeriggi nella struttura del Don Guanella a Como, si fa sentire. È un vero peccato, perché questa realtà offriva servizi complementari come le docce, il vestiario, il corso di italiano».

Un piccolo bilancio sull’Emergenza Freddo aperta in via Borgovico e sul Progetto Betlemme nelle parrocchie…
«L’Emergenza Freddo è un’esperienza ormai ben collaudata e vede tutti i soggetti della rete lavorare in ottima sinergia. Il Progetto Betlemme, dal canto suo, è cresciuto in questi ultimi anni: oggi sono 9 parrocchie attive e ben 21 ospiti senza dimora coinvolti nell’accoglienza notturna temporanea. Queste due belle realtà di accoglienza – come anche gli altri servizi di Caritas – vedono anche la collaborazione di centinaia di volontari, giovani e meno giovani, e ciò dimostra che la sensibilità e la voglia di essere utili è molto radicata sul territorio. Il mio personale grazie di cuore a tutti loro».