«È una cosa che ho sempre fatto da quando sono prete… è estremamente importante e, dal punto di vista umano, assolutamente gratificante. Non vorrei apparire retorico o banale, ma portiamo parole di vicinanza e consolazione, ci facciamo vicini con la nostra presenza, ma quando torniamo a casa abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato in termini di testimonianza, relazioni, amicizia». Don Valerio Livio, 37 anni, collaboratore per la comunità pastorale delle parrocchie di Bedero, Masciago, Rancio, Ferrera e Cassano nelle Valli Varesine, ci descrive così il prezioso ministero di vicinanza agli anziani che vivono nelle nostre realtà e che spesso, a causa di malattie, disabilità o per il peso degli anni, diminuiscono la propria presenza attiva.

«Sperimento quanto sia fondamentale questo aspetto del nostro impegno pastorale già in casa, con mia nonna – ci confida don Valerio – e lo tocco con mano ogni qualvolta incontro gli anziani delle comunità. È un modo attraverso il quale si esprime la cura, l’attenzione nei confronti di chi conta tante primavere. Penso a quando portiamo la comunione agli ammalati. Si entra nelle loro case, si conoscono i loro familiari che li accudiscono con dedizione e che spesso, proprio per questo impegno così gravoso, rischiano di essere isolati. Ci sono mogli, mariti, figli che si spaccano la schiena, tutti i giorni, per stare vicino al coniuge, al genitore che non esce più, che è costretto a letto… Sono esempi di amore che, incontrandoli, ascoltandoli, ti arricchiscono, ti edificano e il mio primo impegno è avvicinarmi con umiltà e rispetto». Non solo. «Una volta – ci racconta ancora don Livio – una signora mi disse: “non capisco per quale motivo quando si parla di anziani, anche nella Chiesa, si descrivono come la parte debole. Noi, con l’esperienza della nostra età, con la sofferenza delle nostre malattie, possiamo ancora dare tanto. Possiamo pregare e offrire le nostre prove per il bene della comunità”… Queste parole mi hanno fatto riflettere molto: gli anziani sono una componente importante, essenziale della Chiesa», non solo quando si impegnano e animano le attività proposte (che, spesso, senza di loro nemmeno si potrebbero fare), ma anche quando sono più fragili e questa fragilità non deve portarli a essere «isolati o dimenticati».

Don Valerio ci ribadisce che, per lui, la visita agli anziani, specie se soli, è una costante del suo ministero sacerdotale: a Como-Monte Olimpino, a Sondrio e, dal 2021, nelle Valli Varesine. L’esperienza del Covid, una volta passata l’emergenza dell’epidemia, non ha chiuso le porte delle case. «C’è un grande desiderio di relazioni, di dialogo, di incontro – riprende il sacerdote –. C’è chi chiede: “ma quanto torna?”. Oppure c’è chi ti accoglie con una frase che ti apre il cuore: “lei non sa che regalo mi fa a venirmi a trovare”. Proprio in questi giorni sono stato da un signore molto anziano, infermo ma lucidissimo. Scrive poesie. Abbiamo parlato della crisi in Medio Oriente e mi ha colpito per la sua saggezza e per la volontà di mantenersi costantemente informato sui fatti, senza fermarsi alla superficie, ma approfondendo i problemi. O ancora: qui in parrocchia abbiamo un compagno di seminario minore di monsignor Alessandro Maggiolini e, ogni tanto, racconta qualche aneddoto scolastico… C’è una signora, invece, gravemente disabile, allettata da 40 anni, che necessita di essere accudita giorno e notte: ecco, non l’ho mai vista triste». Cosa ci insegna il mettersi in relazione con la malattia, con l’età che avanza? «Ci dice tanto – conclude don Valerio –. Siamo immersi in mille impegni, ci perdiamo nell’attivismo e poi la realtà ci mostra anche altro. Si può essere attivi in tanti modi. I nostri anziani pregano per la Chiesa, per il mondo e io mi sento meno solo nel mio ministero sapendo che le loro preghiere sono anche per me».

L’IMPORTANZA DEL SOSTEGNO ECONOMICO AI SACERDOTI

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di un sistema che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani. «In questo tempo di cammino sinodale l’offerta per il sostentamento del clero – osserva il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – diventa un gesto concreto, un dono per “camminare insieme”. Una scelta valoriale che si traduce in un sostegno reale alla missione dei nostri preti». Diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, le offerte per i sacerdoti sono espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesi italiane; tra questi figurano anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi più poveri del mondo e 2.500 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2022 si è attestato appena sopra gli 8,4 milioni di euro in linea con il 2021. È una cifra lontana dal fabbisogno annuo, che ammonta a 514,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi. Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.

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