«Ci sono stati tanti cambiamenti nelle nostre comunità: dobbiamo esserne consapevoli, metterci in ascolto e, insieme, pensare proposte e cammini». Don Mariano Margnelli, 50 anni compiuti lo scorso giugno, è prete da 25 anni. Il suo ministero pastorale lo ha portato a conoscere tante realtà, tutte in provincia di Sondrio: vicario a Teglio, a Sondrio (dove è stato anche assistente spirituale dell’Agesci) e a Grosio; poi collaboratore della comunità pastorale della Valmalenco; cappellano del carcere di Sondrio e, da due anni, responsabile della comunità pastorale formata dalle parrocchie di Ponte in Valtellina, Sazzo e Arigna. La famiglia è al cuore di tutte le progettualità. E, in questi anni, don Mariano le ha viste cambiare le famiglie, proprio a partire da quelli che in passato si chiamavano “Corsi per fidanzati” e che oggi sono diventati “percorsi” verso il matrimonio cristiano. «Senza dubbio, questo è l’ambito in cui abbiamo visto, e stiamo vedendo, le trasformazioni più evidenti – riflette don Mariano –. Se in un passato relativamente recente, la preparazione al sacramento del matrimonio coinvolgeva, nella quasi totalità, giovani adulti sotto i 30 anni, adesso abbiamo coppie più mature, non solo dal punto di vista anagrafico, ma anche per il loro vissuto».

Don Mariano Margnelli

Le storie personali sono molteplici: ci sono le coppie conviventi oppure sposate solo civilmente; c’è chi è già genitore; chi ha alle spalle precedenti convivenze o relazioni che hanno lasciato fragilità o ferite… «Insomma, tante situazioni rispetto alle quale mettersi in dialogo – riprende don Margnelli –, perché partiamo da un fatto bello: sono coppie che desiderano mettersi in cammino verso il sacramento del matrimonio. C’è un interesse sincero, magari sollecitato dal fatto che i figli stanno percorrendo l’itinerario di iniziazione cristiana, oppure perché sono diventati genitori e chiedono il battesimo per i bimbi». Naturalmente cambiano anche le modalità pastorali: «non dobbiamo aspettare che le coppie vengano a bussare alla nostra porta, ma è indispensabile “essere in uscita”, andarle a cercare, coinvolgerle, far capire che non troveranno chiuso… Se sappiamo testimoniare una Chiesa che accoglie, le persone arrivano». Questo vale per il matrimonio come per gli altri sacramenti. «Prima c’erano le famiglie di origine a spingere verso il matrimonio, oggi non è raro che siano proprio le famiglie a sconsigliare una scelta così importante e definitiva, perché magari hanno visto fallire il matrimonio di amici o conoscenti. Lo stesso vale per i sacramenti ai bambini e ragazzi: battesimo, confessione, comunione, confermazione… Non si avverte più come “necessario” il fatto di riceverli». C’è, dunque, una maggiore consapevolezza nelle scelte. «Esatto – riflette don Mariano –: chi chiede il sacramento, come coppia o rispetto ai figli, lo fa a partire da una solidità del legame ed esprime una decisione ponderata: c’è il mistero dell’amore e il desiderio di appoggiare la propria vita su una base solida, che è Dio».

Una delle immagini della campagna promozionale “Uniti nel dono”

Perché non è così vero che la fede è una “dimensione lontana” dall’uomo del nostro tempo. «Mi sembra di cogliere un sincero, ma addormentato, bisogno di Dio. E anche nei credenti occorre andare oltre l’abitudine. Ci sentiamo tutti chiamati in causa, per interrogarci su cosa significhi, in questo tempo, evangelizzazione, testimonianza, missione». Don Mariano, poi, va oltre e osserva che «se da una parte è bene lavorare alla preparazione, dall’altra è necessario pensare anche al “dopo”. Per questo – ci spiega – stiamo pensando al coinvolgimento di famiglie o coppie che possano essere di sostegno ai neo sposi, ai neo genitori: magari sono vicini di casa, oppure persone che si incontrano nella vita in oratorio o negli impegni di tutti i giorni. È un ministero di attenzione, vicinanza, accompagnamento, con discrezione, ma che aiuta le famiglie a non sentirsi sole. È un modo per rendere i laici corresponsabili della vita della comunità: perché la parrocchia non è il parroco e, soprattutto nelle realtà più piccole, come sono ancora i nostri paesi, è uno strumento di cura reciproca che può funzionare. Sono consapevole che in città le dinamiche e le relazioni siano differenti, ma dove è possibile queste “reti interpersonali” sono preziose». È un’esperienza, ci confida ancora don Mariano, maturata anche nel cammino di “Incontro matrimoniale”. «È una proposta che vivo e seguo dal 2015 – ci racconta – ed è un cammino che vede insieme sacerdoti e famiglie. È un esempio di condivisione e di aiuto: nella Chiesa abbiamo tanto da vivere e da dirci, a partire dal dono della Parola di Dio e della reciproca amicizia».

L’IMPORTANZA DEL SOSTEGNO ECONOMICO AI SACERDOTI

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di un sistema che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani. «In questo tempo di cammino sinodale l’offerta per il sostentamento del clero – osserva il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – diventa un gesto concreto, un dono per “camminare insieme”. Una scelta valoriale che si traduce in un sostegno reale alla missione dei nostri preti». Diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, le offerte per i sacerdoti sono espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesi italiane; tra questi figurano anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi più poveri del mondo e 2.500 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2022 si è attestato appena sopra gli 8,4 milioni di euro in linea con il 2021. È una cifra lontana dal fabbisogno annuo, che ammonta a 514,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi. Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.

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