Pubblichiamo la testimonianza del vescovo Claudio Lurati, nativo di Lipomo (Co), vicario apostolico di Alessandria d’Egitto. La sua comunità da oltre un anno è impegnata nell’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra civile in Sudan. Proprio l’Egitto e, in particolare, il Cairo sarà la meta di un’esperienza missionaria per giovani proposta la prossima estate dalla Caritas diocesana di Como [Qui tutte le info]
Il Vescovo, nativo di Lipomo, ci racconta l’impegno della Chiesa in Egitto
C’è sempre qualche sorpresa dietro l’angolo. La vita è spesso accompagnata da incontri inaspettati con cui il Signore si rende presente e ci richiama all’essenziale. Un pomeriggio della scorsa settimana viene a cercarmi Benjamin, un signore sudanese, vestito molto miseramente, sui cinquant’anni di età.
Mi racconta la sua storia. È venuto in Egitto sei mesi fa dal Sud Sudan per delle cure mediche. Ora sta meglio e vorrebbe ritornare a casa, ma non ha i soldi. Me lo immagino, sperduto in questa città (Il Cairo, ndr) ricca di opportunità e di umanità, ma talvolta implacabile con i deboli.
Come tante altre volte prima, accetto di aiutarlo, ma con l’avvertenza che quanto posso offrire è utile, ma non è adeguato a risolvere il problema. E mi sembra di essere Andrea che chiede a Gesù rispetto ai due pani e cinque pesci “ma che cosa sono per così tanta gente?” (Gv 6,9). Negli anni ho imparato che questa insufficienza matematica non spaventa gli amici sudanesi: al contrario viene letta come uno spezzare il pane e rompere l’inerzia di una situazione irrisolvibile. Nel circolo virtuoso che si è infranto con il dono di due pani e cinque pesci, altri interverranno e si sentiranno ispirati a metterci qualcosa, al punto che il “poco” diviene “tanto” al punto che alla fine si raccolgono gli avanzi. La solidarietà genera risorse, non le consuma: il pane si moltiplica.
Tutto questo è rimasto implicito nel breve incontro, non detto, ma come tante altre volte prima mi veniva ricordato che per tante persone l’esperienza del miracolo della sussistenza è un fatto quasi quotidiano.
Ma c’era ancora qualcosa a cui non ero preparato: le lacrime di Benjamin, mentre riceveva nelle mani quello che potevo offrire: “nessuno dà nulla per nulla”, furono le sue parole pronunciate a fatica. Lì c’era tutto: gratuitamente quei soldi mi erano stati affidati per i poveri, gratuitamente, li donavo. Tutto nasce dalla gratuita e dalla libertà. Di loro, non hanno bisogno di essere riconosciute, ma quando il riconoscimento avviene, genera nel beneficiario gratitudine ed il desiderio di tenere viva la magia del miracolo e rinnovarla.
mons. CLAUDIO LURATI
Vicario Apostolico di Alessandria d’Egitto