Alle 11.50 di giovedì 8 maggio, inattesa, perché in largo anticipo rispetto a quanto previsto, è arrivata la seconda fumata nera, al terzo scrutinio del Conclave. Dopo la nuvola scura, anzi, scurissima, c’è stato un brivido di incertezza per un refolo bianco che, per un momento, ha alimentato l’infondato dubbio che forse, qualcosa, nel mentre stava cambiando. Ripensandoci razionalmente era impossibile che la fumata fosse bianca, ma per qualche secondo tutti sono rimasti con il fiato sospeso. La sera precedente, quella di mercoledì 7 maggio, la piazza aveva già visto una fumata nera, giunta, invece, molto in ritardo. Anche in questo caso è il buon senso a scacciare le dietrologie: il rito di ingresso dei cardinali in Sistina è stato molto articolato, serrate le porte, per gli elettori, è iniziato il tempo della meditazione e della preghiera. È stato poi necessario assolvere agli aspetti più notarili, ovvero l’individuazione di 3 scrutatori, 3 revisori, 3 infirmatari, senza dimenticare la complessità dei vari passaggi. Li ricordiamo per sommi capi semplificando molto: una formula di pronunciare, le schede da mostrare e da porre nell’urna con una particolare procedura, poi i conteggi e le registrazioni (per ben 133 volte), le schede da inanellare l’una dopo l’altra con un filo rosso impunturato laddove c’è la casella “Eligendo” e, infine, l’avvio delle “stufe” per le fumate. Senza dimenticare che in Conclave sono ben 108 coloro che per la prima volta si trovano a eleggere il Papa. Ma visto come sono andate le cose giovedì mattina, è evidente che il meccanismo si è già ben oliato…

In questi giorni, a Roma, si sta scrivendo un capitolo della storia della Chiesa e dell’umanità. Migliaia i fedeli e i curiosi che la sera del 7 maggio si sono radunati per l’esito della prima fumata. Ai massimi livelli l’attenzione mediatica: circa 6mila gli operatori accreditati, provenienti da 90 nazioni. Il mondo, insomma, è in Vaticano, con gli occhi puntati sul comignolo della Sistina. In un’epoca del tutto e subito, dell’intelligenza artificiale, degli androidi e della programmazione esasperata, miliardi di persone sono in attesa, senza conoscere, evangelicamente, né il giorno né l’ora, affidandosi a uno strumento e a una modalità (il comignolo e la doppia fumata) brevettati nel 1939. In Sala Stampa e nel Media Center si moltiplicano le dirette e i selfie per immortalarsi in un luogo che oggi sembra essere il centro del globo, avventurandosi in interpretazioni e previsioni che restano nella sfera delle opinioni e quindi opinabili. Nella Missa pro Eligendo Pontifice, celebrata nella Basilica Vaticana la mattina di mercoledì 7 maggio, il decano dei porporati, il cardinale Giovanni Battista Re, ha dato l’unica indicazione possibile: «Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso. Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi – ha detto ancora il Decano del Collegio cardinalizio – ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio».

Lo sappiamo bene, nella Cappella Sistina, fra i 133 elettori del 266° successore di Pietro c’è anche il nostro Vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni. Giovedì pomeriggio ha pronunciato per ottantesimo la formula latina del giuramento: «prometto, mi obbligo e giuro».

«Desidero ringraziare tutti per le preghiere e i messaggi ricevuti in questi giorni. Invochiamo lo Spirito Santo: illumini gli occhi della nostra mente». Queste le parole che ha indirizzato alla diocesi prima di entrare in Conclave. «Il vostro vescovo – ha scritto nella lettera diffusa la scorsa settimana – è chiamato, per un misterioso disegno divino, a vivere questa esperienza unica: essere interprete della volontà di Dio, così da giungere, insieme a tutto il Collegio cardinalizio, a individuare colui che il Signore Gesù ha già scelto e che deve essere riconosciuto». Attraverso il nuovo pontefice, è ancora il pensiero del Vescovo, «la Chiesa, guidata dal suo pastore, è chiamata ad annunciare il Vangelo, testimoniare la misericordia e la speranza, promuovere la pace e la giustizia, con uno stile di povertà, sobrietà e tenerezza».

La vicinanza della Chiesa di Como al proprio pastore, per una presenza che non si può che definire “storica” in Conclave, è testimoniata dai tanti messaggi che affollano le bacheche social dei media diocesani. «C’è la consapevolezza della grande responsabilità condivisa con gli altri confratelli cardinali: da fedeli è importante stare accanto al Vescovo con la preghiera. È il nostro compito, a sostegno di tutta la Chiesa». È il pensiero diffuso tra i fedeli. «In comunione con la Chiesa universale – dicono dal Capitolo della Cattedrale – mercoledì abbiamo celebrato l’eucaristia per l’elezione del Romano Pontefice. Non smettiamo mai di pregare: è il modo per mostrare il nostro essere comunità, è il contributo che ciascuno può dare al percorso del Conclave». Sempre in Cattedrale, sull’altare di San Giuseppe, sono state esposte le teche con le reliquie del beato Innocenzo XI (papa di origine comasca) e dei santi pontefici Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. «Li invochiamo – concludono dal Capitolo – chiedendo la loro intercessione per il defunto Santo Padre Francesco, per noi fedeli e per il futuro Papa».

C’è anche un altro particolare che sta suscitando attenzione nei fedeli. Monsignor Diego Ravelli, arcivescovo titolare di Recanati e maestro delle celebrazioni pontificie, ha pronunciato l’extra omnes al termine del giuramento dei cardinali elettori per poi serrare i pesanti portoni della Sistina. Ricordiamo che monsignor Ravelli si è formato nel Seminario della diocesi di Como, dove è stato ordinato presbitero nel giugno 1991. All’epoca l’oggi cardinale Cantoni era il padre spirituale del Seminario e per tre anni monsignor Ravelli fu suo collaboratore al Centro diocesano vocazioni.

Restiamo ora in attesa della terza fumata, quella di giovedì pomeriggio, per la quale non ci sbilanciamo in previsioni e orari… Intanto dalla Diocesi informano: «Non appena si avrà notizia certa dell’avvenuta elezione del Santo Padre da parte del Collegio cardinalizio e le campane della Basilica Vaticana di San Pietro suoneranno a festa, si provveda a far suonare anche le campane della Diocesi. Nei giorni successivi all’elezione è possibile celebrare una Santa Messa per il Santo Padre secondo le indicazioni disponibili sul sito dell’Ufficio Diocesano per la Liturgia».