Via Brambilla

Via Brambilla

Duecento anni e non sentirli. È un traguardo speciale quello che si appresta a raggiungere la Ca’ d’Industria di Como, storico istituto geriatrico che oggi accoglie 450 anziani suddivisi in 4 strutture (per conoscerla meglio clicca qui

Era il 3 marzo 1817 quando la Pia Casa d’Industria apriva i battenti in piazza Jasca, l’attuale piazza Volta, nel cuore della città di Como.

Nel 1824 si trasferiva nell’attuale sede legale di via Brambilla: un antico monastero cluniacense acquistato con l’aiuto di molti benefattori, tra cui Alessandro Volta.

Oggi la Ca’ d’Industria vive su quattro realtà: la sede storica di via Brambilla, la sede di Rebbio e le due sedi di Monte Olimpino Villa Celesia e Le Camelie.

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Un momento della presentazione del programma delle iniziative di commemorazione

Molte le iniziative in programma nelle prossime settimane per salutare questi 2 secoli di storia. Un anniversario che coinvolgerà la città intera, con la partecipazione di associazioni, scuole e istituzioni.

Il via ufficiale agli eventi commemorativi verrà dato il 3 marzo, con la celebrazione della S.Messa in Cattedrale, a Como, alle 10.30, che sarà presieduta dal vescovo Oscar Cantoni.

Nelle settimane successive mostre, conferenze, spettacoli teatrali e molto altro ancora arricchiranno questo anniversario.

«Il mio sogno è che la Ca’ d’Industria possa continuare il suo servizio nel tempo – dice al Settimanale il suo presidente, Clemente Auguadro – perché le difficoltà in campo socio sanitario oggi sono notevoli e si paventa la possibilità di ridurre completamente l’apporto da parte del pubblico. Se parliamo di espansione: mi dispiace non  avere la disponibilità de “La Solitaria” (di Albese con Cassano, ndr), chiusa per interventi di adeguamento imposti dagli standard previsti dalla Regione Lombardia. Oggi l’abbiamo rimessa in sesto, ripulendola in toto. Era in condizioni pietose essendo anche stata oggetto di atti di vandalismo. Due mesi fa abbiamo ultimato la sua sistemazione, ed oggi è a disposizione, anche se non sappiamo esattamente per che cosa. Una possibilità potrebbe essere quella di impiegarla come sostegno per le famiglie al cui interno vi sono persone affette da autismo, tema rispetto al quale oggi la nostra città esprime grande bisogno. Ma, guardando al futuro, penso anche ai rustici di via Bignanico che, una volta sistemati, potrebbero diventare appartamentini a supporto degli ospiti di Villa Celesia e della residenza “Le Camelie”. Questi però, sia chiaro, sono i miei sogni. Da lì a riuscire effettivamente a realizzarli è tutta un’altra storia».