Da oggi, 23 marzo, la Fondazione Ca’ d’Industria di Como riammette le visite in presenza nei nuclei delle sue strutture. A spiegare al Settimanale il significato di questo momento è la direttrice generale, la dott.ssa Marisa Bianchi.

«Questa ripartenza è l’occasione per mettersi alle spalle due anni difficilissimi che ci hanno obbligato e rivedere le nostre priorità e la nostra visione della RSA. Per noi è sempre stata importante l’interazione tra l’anziano ed i famigliari, ma anche i contatti con le realtà del territorio, mantenere viva la possibilità di far incontrare diverse generazioni, creare legami e relazioni. L’isolamento, la necessità di ridurre al minimo i contatti ci hanno obbligato a comportamenti insoliti. Come all’inizio, ancora oggi ci sembra di combattere contro un nemico che non sappiamo individuare. Ma ora siamo consapevoli che rimarrà tra noi, e dovremo cercare di conviverci. Ripartenza vuole però anche dire non dimenticare ciò che abbiamo vissuto, ricordare tutti coloro che ci hanno lasciato e le paure che abbiamo sentito. Ripartenza vuol dire, inoltre, il coinvolgimento di tutta la Fondazione, il personale, tutti i famigliari affinché questa decisione possa essere mantenuta e potenziata nei prossimi mesi».

La pandemia ci ha cambiati tutti. Com’è cambiata la Ca’ d’Industria in questi due anni?

«La pandemia ha reso tutti più capaci di adattarci ai cambiamenti e di trovare un modo per continuare a vivere. Mai ci saremmo aspettati di considerare accettabili o indispensabili alcune limitazioni. La capacità di adattamento è sicuramente un valore che favorisce l’incontro tra i nuovi bisogni ed i servizi offerti o da programmare per il futuro. Quello che abbiamo vissuto ha evidenziato la disponibilità di alcuni operatori a sentirsi dentro un’unica entità (la Fondazione) andando in aiuto di colleghi di altre sedi nei momenti più difficili e isolandosi dalla propria famiglia per evitare l’eventuale contagio. Aggiungo che questi due anni hanno svelato la nostra vulnerabilità ma anche la capacità di affrontare situazioni difficili e “obbligato” gli anziani, ed anche noi, ad avvicinarsi alle moderne tecnologie per mantenere le relazioni».

La Fondazione ha attraversato un difficile periodo di crisi economica, oggi in parte rientrato. Quali sono oggi le condizioni economiche della Fondazione? È verosimile attendersi un ritocco al rialzo delle rette?

«Nell’anno 2021 ci si attendeva che la situazione generale determinata dalla pandemia da Covid potesse attenuare gli effetti sanitari e di conseguenza anche economici, ma così non è stato. La generalizzata globalizzazione e le interconnessioni tra ciò succede in ogni parte del mondo hanno determinato, ancora prima della Guerra alle porte dell’Europa rincari generalizzati. La Fondazione complessivamente ha cercato di equilibrare costi e ricavi grazie all’impegno di tutti. Grazie a questo lavoro la situazione economica è migliorata, il bilancio al 31 dicembre non è ancora stato approvato. Il Consiglio di Amministrazione consapevole della situazione generale e del singolo ambito (Residenze socio-sanitarie) ha per ora deciso di non modificare le rette applicate».

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