L’avvincendarsi dei congressi territoriali sta conducendo, passo passo, al secondo Congresso della Cisl dei Laghi, in programma il 3 e 4 aprile presso il Birrificio di Como. Sarà l’ultimo da segretario generale di Gerardo Larghi, la persona che ha condotto il sindacato al non semplice matrimonio tra due realtà, Como e Varese, tra loro vicine ma anche molto diverse.

Larghi GERARDO«Veniamo da quattro anni di sperimentazione – spiega Larghi al Settimanale – e il bilancio che traiamo al termine di questo cammino è complessivamente positivo, perché ci siamo resi conto della forza che questa fusione ha generato, in termini di servizi, di novità, di lavoro, di opportunità. Abbiamo promosso contratti innovativi a livello locale, costruendo percorsi virtuosi con il territorio. Tutte attività che hanno consentito alla nostra organizzazione di darsi una struttura oggi all’avanguardia rispetto ad altre zone d’Italia».

La fusione è stata un percorso difficile?

«Certamente sì, trattandosi di due entità che avevano modalità di agire, di lavorare, di strutturarsi  tra loro molto diverse. In questi quattro anni abbiamo dovuto imparare a conoscerci, a volte serenamente e altre litigando. Non sono mancate le discussioni animate, così come i momenti di forte confronto e di discussione politica. Aggiungo però che le questioni interne non ci hanno impedito di lavorare, anzi. I nostri servizi mai come quest’anno hanno aumentato le cifre e fornito assistenza alle persone, alle famiglie ed ai lavoratori, iscritti e non. Torno pertanto a ribadire che il bilancio complessivo non può che essere positivo. Il confronto duro ha portato buoni frutti e dalla fusione non si torna indietro. Oggi la Cisl dei Laghi ha preso il meglio di Como e di Varese».

Ha ancora senso, oggi, parlare di unità sindacale?

«L’unità sidacale resta un obiettivo su cui stiamo lavorando, questo perché sempre di più la realtà ci sta avvicinando e le differenze ideologiche di un tempo non sono più così marcate. Ciò detto rimangono però oggi posizioni non perfettamente sovrapponibili che richiedono ancora una necessaria maturazione. Questo ci fa dire che la strada è ancora lunga. Non è un traguardo a cui si deve arrivare di corsa e in fretta, piuttosto maturerà nella storia nel momento in cui le condizioni saranno propizie».

Gerardo Larghi cosa farà dopo il congresso?

«Il gruppo dirigente si rinnova, con forze fresche, giovani, e si muove nel segno della continuità, mantenendo circa metà dei suoi “vecchi” membri. Con il Congresso prenderà il via una nuova stagione, che dovrebbe essere molto più al femminile dell’attuale,  e questo non può che farci piacere. Sarà inoltre un gruppo dirigente in cui tutte le realtà saranno rappresentate: dai servizi, al pubblico impiego, al manifatturiero. Da parte mia sono a disposizione dell’organizzazione».

L’intervista completa sul Settimanale della Diocesi di questa settimana