Venerdì 2 giugno al Cine-teatro nuovo di Rebbio a Como andrà in scena la prima di “Secondo Giovanni”, documentario che racconta la storia del saveriano padre Giovanni Abbiati, il missionario valtellinese rimasto ucciso in un incidente stradale nel 2009 in Bangledesh. Grazie alle botteghe artigiane da lui fondate migliaia di donne – cristiane, musulmana e indù – hanno potuto mantenere le proprie famiglie e far studiare i propri figli.

Trenta minuti per raccontare attraverso immagini e interviste il senso di una vita donata al servizio degli altri in un Paese a noi lontano – geograficamente e culturalmente – come il Balgladesh. Non dev’essere stato facile il compito del regista comasco, Tomaso Vimercati, a cui l’Associazione Solidarietà Terzo Mondo di Sondrio ha affidato il compito di realizzare un documentario sulla vicenda umana e spirituale di padre Giovanni Abbiati, missionario valtellinese morto in un tragico incidente stradale nel 2009 mentre, con la sua auto, percorreva la lunga strada che unisce la regione di Khulna alla capitale Dacca.

padre Giovanni Abbiati

E’ nato così  “Secondo Giovanni”, una storia che è al tempo stesso straordinaria e ordinaria, come spesso sanno essere le vite di chi ha letteralmente consumato la propria esistenza nell’annuncio vissuto del Vangelo. 

“L’idea di realizzare questo documentario – racconta il regista, formatesi tra l’Università Cattolica di Milano e Cinecittà – è nata da un incontro fortuito con un mio ex professore, Vittorio Mottin, che era appena rientrato dal Balgladesh dove aveva trascorso un periodo proprio con i missionari saveriani”.

Ed è stato proprio Mottin, pittore e insegnante, vecchia conoscenza di padre Abbiati e di un altro missionario saveriano in Bangladesh, padre Luigi Paggi, nativo di Sorico, a voler raccontare questa storia perché non andasse perduta. è così che una piccola troupe – arricchita dal direttore della fotografia, Luca Perotta e da Caludio Ripellino – è partita alla volta dell’Asia.  Due settimane di riprese per raccogliere le testimonianze di chi l’aveva conosciuto e toccare con mano quanto, l’impegno di padre Abbiati, abbia contribuito a cambiare la concezione della donna in interi villaggi. A partire dal lavoro e dall’istruzione. Ad intervallare le interviste alcuni brani tratti dalle lettere che il missionario scrisse nei lunghi anni di missione.

“Quello che è riuscito a costruire padre Giovanni – racconta Vittorio Mottin – in oltre trent’anni di missione ha dell’incredibile, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della donna nella società bengalese e la sua emancipazione. Sono migliaia le donne che, grazie alle cooperative artigiane avviate da padre Abbiati, hanno potuto guadagnare di che vivere e, decine di migliaia, i loro bambini che hanno potuto frequentare le scuole. Interi villaggi che hanno cambiato volto”.

L’intuizione di padre Abbiati fu quella di intuire le potenzialità che l’artigianato bengalese poteva avere nella realtà del commercio equo-solidale che stava prendendo piedi in queli anni in Italia. Da qui la costituzione di un’associazione di produttori in Bangladesh, chiamata BaSE, e la commercializzazione dei prodotti nelle botteghe italiane, a partire proprio dalla Valtellina. Un legame che continua anche oggi.

Foto di gruppo per la troupe insieme alla comunità di un villaggio del Bangladesh

“Attualmente sono circa cinquemila le donne che lavorano nelle cooperative in Bangladesh e che, in questo modo, possono permettere ai figli di studiare”, raccontano i familiari di padre Giovanni, tra i fondatori dell’Associazione Solidarietà Terzo Mondo di Sondrio, che gestisce una bottega equo-soldiale in città.

“Come familiari – concludono – siamo stati subito entusiasti di questa possibilità e abbiamo deciso di promuovere la realizzazione del documentario. Non volevamo però che venisse realizzato un santino da tenere come immagine ricordo, ma raccogliere una testimonianza che potesse mantenere viva e alimentare la spinta missionaria che ha animato la vita e le opera di padre Giovanni”.

La speranza è che, dopo la prima, la pellicola possa girare per le comunità della diocesi per raccontare una piccola grande storia di missione. 

Sul numero 21 del Settimanale una pagina con le testimonianze di chi ha vissuto la missione insieme a padre Giovanni.