Una giornata in famiglia dentro il carcere del Bassone di Como. L’ha vissuta anche “Il Settimanale” condividendo alcuni momenti dell’appuntamento domenicale che da qualche anno ormai permette, una volta al mese, ai papà detenuti di incontrare i loro figli. Momento che rappresenta il punto più alto del percorso sulla genitorialità avviato dentro la Casa circondariale, nell’ambito del progetto “Tra padri e figli”. Apice di un cammino che vede i detenuti papà impegnati, ogni martedì, con il supporto di due psicologhe – Nora Conconi e Laura Brambilla – nel rielaborare il senso dell’essere genitore dietro le sbarre e nel preparare l’incontro domenicale.

La genitorialità dei detenuti è infatti da anni materia di attenta riflessione da parte del carcere del Bassone di Como, nell’ottica di preservare la qualità e la forza dei legami familiari. È nato nel tempo così il progetto “Genitori crescono”, diventato poi “Tra padri e figli”. Un percorso deciso per garantire ai figli dei detenuti uno spazio di qualità da condividere con i propri genitori, riunendo quei padri che hanno voluto rendersi disponibili ad affrontare le diverse e, a volte, critiche declinazioni che l’essere genitori in carcere.

«Le positive dinamiche di relazione che vediamo instaurarsi in queste occasioni tra papà e figli – spiegano le due psicologhe – sono per noi la soddisfazione più grande, il positivo frutto di un lavoro non semplice di messa in gioco da parte dei detenuti. Un lavoro di condivisione, confronto che consente pian piano ai papà di sintonizzarsi sui bisogni dei loro bambini. Un graduale percorso di avvicinamento che aiuta a superare l’inevitabile distanza che la realtà carceraria crea, restituendo alla relazione spontaneità e naturalezza».

«Per i detenuti – continuano Nora e Laura – non è facile far capire ai propri figli dove si trovano. Il lavoro che svolgiamo è anche quello di accompagnare i papà a comprendere che la sincerità è la strada migliore per costruire con i loro piccoli una relazione vera e positiva».

Il momento d’incontro iniziale, una piccola colazione con qualche vivanda portata da fuori dai familiari, i giochi insieme, la pizza preparata da un volontario, Giuseppe, carico di entusiasmo e “innamorato” di questo mondo («quando ho detto ai miei familiari che sarei andato in carcere a fare il volontario mi han preso tutti per pazzo» ci confida lui stesso). Questi gli ingredienti per un’iniziativa speciale che regala al mondo carcerario sprazzi di umanità indispensabili per salvaguardare e preservare la dignità di chi vi è immerso.

«All’appuntamento mensile sulla genitorialità – ci spiega la responsabile del progetto Federica Pisani, funzionario per la professionalità giuridico pedagogica della Casa Circondariale di Como – partecipano in media tra le 80 e le 100 persone, a seconda delle circostanze e del periodo. Per ogni detenuto sono al massimo tre i familiari ammessi. Nel corso degli anni si è coagulata attorno a questo progetto una rete territoriale che ci ha permesso di realizzare molte cose: dal sostegno della Croce Rossa, all’impegno dell’associazione “Stringhe colorate”, alla S. Messa domenicale… Tanti preziosi segni di attenzione a questo mondo».