Un paese “orfano” delle sue chiese. È la realtà che sta vivendo Castiglione Intelvi, paese che ospita alcune delle chiese più belle e artisticamente più ricche dell’intera Valle Intelvi: la chiesa arcipretale di S. Stefano (consacrata l’8 ottobre 1774) e l’oratorio di S. Agata (che sorse nel 1587).
Di fatto ad oggi nessuna delle due chiese, collocate a poche centinaia di metri l’una dall’altra, è agibile. Il Settimanale è andato a vederle e vi spiega il perché.
Nel luglio del 2011 il parroco di Castiglione don Giovanni Meroni, preoccupato dalle crepe evidenziatesi sull’arco trionfale della chiesa arcipretale di S. Stefano, chiede all’ing. Andrea Bassoli una consulenza tecnica per appurare l’entità e la gravità del problema. Indagini accurate confermano le preoccupazioni del sacerdote. Dopo diversi sopralluoghi si giunge alla conclusione che le crepe si siano formate a causa di “piccole” deformazioni dell’edificio. In alcuni punti sotto l’arco trionfale le crepe risultano così larghe da permettere il passaggio di una mano. Le verifiche evidenziano anche segni di infiltrazioni, che rischiano di compromettere gli affreschi splendidamente conservati.
La chiesa non è più sicura e nel 2012 viene così chiusa al pubblico. In accordo con don Giovanni si decide di mettere in opera un sistema di monitoraggio delle crepe presenti nell’arco trionfale per verificare l’eventuale presenza di movimenti che indichino un peggioramento repentino della situazione. Strumentazione che viene attivata nel marzo 2013. E basta poco più di un anno di osservazione per trovare ulteriore riscontro nelle preoccupazioni del parroco: la struttura, pur lentamente, si “muove” e le crepe si espandono. Da qui la stesura di un progetto preliminare di consolidamento statico.
A seguire i lavori sono anche l’arch. Giuseppe Antonacci e il geometra Matteo Traversa «Abbiamo necessità – ci spiega l’arch. Antonacci – di rifare le capriate portanti e tutto il manto di copertura del tetto, non essendo possibile intervenire con dei rappezzi. Il progetto ha già avuto il via libera della Soprintendenza e i lavori dovrebbero, in linea teorica, iniziare con la primavera del prossimo anno».
Con la chiusura di S. Stefano nel 2012 fa ottimo gioco la vicinanza dell’oratorio di S. Agata, che diventa così l’alternativa alla chiesa plebana, ospitando tutte le cerimonie religiose. Corsi e ricorsi della storia, direbbero gli studiosi. La circostanza infatti non è nuova per la comunità di Castiglione: la chiesetta di S. Agata sostituì infatti S. Stefano anche dal 1600 al 1635 quando la chiesa plebana subì i danni causati dall’alluvione del torrente Cazzola che, straripando, demolì parzialmente l’edificio sacro, rendendolo inagibile. S. Agata fa dunque le veci della chiesa parrocchiale per cinque anni, fino al 30 giugno di quest’anno. «Quel giorno – spiega don Giovanni al Settimanale – una grandinata danneggia il tetto della struttura, dell’acqua riesce ad infiltrarsi, vengono compromessi alcuni stucchi e ci troviamo così costretti alla chiusura anche di questo edificio. Da allora celebriamo la S. Messa in oratorio».
La grandinata del 30 giugno scorso ha di fatto messo a rischio la conservazione del prezioso patrimonio custodito in S. Agata, rendendo necessario un intervento tempestivo per la sua messa in sicurezza. Essendo entrambe le chiese diventate un cantiere ci vorranno almeno due anni prima che la comunità di Castiglione possa tornarvi per la S. Messa, almeno in S. Stefano. «Non è una situazione facile – confida don Giovanni scuotendo la testa -, viviamo l’assenza di una casa in cui potersi ritirare e raccogliere in preghiera. Per fortuna la vicinanza del vescovo, della Curia, l’attenzione della stessa Soprintendenza al nostro caso ci sono di prezioso conforto. L’auspicio è di arrivare quanto prima ad una soluzione e di trovare nella popolazione e i chi ha a cuore questi luoghi il necessario sostegno per la copertura dei costi».
I costi
Un milione e trecento mila euro il costo previsto per la messa in sicurezza di S. Stefano, e 288 mila per S. Agata. Questa la somma prevista per l’adeguamento dei due complessi. Ad oggi, nelle disponibilità della parrocchia, come ci conferma Sergio Ceschina, addetto alla contabilità, c’è circa un milione di euro. La somma – composta da fondi dell’8×1000, da contributi provenienti da Regione Lombardia e dalla Fondazione Cariplo e dalla cessione di un immobile donato anni fa da una parrocchiana – è di certo rilevante, ma non sufficiente per la copertura totale dei costi per il completamento di S. Stefano. Da qui l’appello di don Giovanni al territorio: «Questa è l’occasione per cui i parrocchiani di Castiglione possono dimostrare tutto il loro attaccamento alla nostra chiesa». Svariate iniziative sono già in corso, grazie anche al sostegno fornito da alcuni artisti.