Diocesi di Como, 18 novembre 2017
Ai membri della Chiesa di Dio che è in Como e ai loro Pastori
Cari amici,
grande clamore e sconcerto hanno generato in questi giorni i vari servizi televisivi e giornalistici attorno alla diffusione di notizie, di comportamenti ambigui, attribuibili a un nostro sacerdote nel tempo dei primi anni della sua formazione. Ne è scaturita, da una parte, tanta tristezza e sofferenza e, dall’altra, anche qualche perplessità, a seconda dell’interpretazione di ciascuno.
Sulle pagine del Settimanale dello scorso numero, come su altre testate giornalistiche, la Diocesi ha voluto precisare con chiarezza e determinazione quanto era necessario sottolineare, a partire dagli elementi accertati, di cui finora si è a conoscenza.
Ringrazio di cuore quanti, sacerdoti, religiose e laici, hanno espresso la loro solidale vicinanza e manifestato la loro solidarietà, riconoscendo i metodi brutali e aggressivi con cui certe trasmissioni televisive hanno tentano di estorcere dagli interessati le loro dichiarazioni, manipolandole al fine di consolidare le proprie tesi e di generare un clima di sospetto sulla Chiesa intera.
Come pastore di questa Comunità cristiana ho il dovere innanzitutto di esprimere una paterna solidarietà verso tutti gli interessati al caso, da quanti hanno raccontato la loro esperienza, a quanti sono già stati di per sé giudicati, umiliati e incasellati.
Sento la necessità di essere vicino alle comunità cristiane in sofferenza e che si interrogano sulla veridicità o meno di quanto i mass media ostentano con tracotante sicurezza.
Avverto, però, anche vivo il compito di educare il popolo di Dio a “trarre profitto” da questa situazione, nella certezza che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28). Occorre, infatti, imparare a “trovare Dio” dentro tutte le situazioni, anche le più dolorose, quelle che generano amarezza, suscitano interrogativi inquietanti ed espongono i singoli e la Chiesa intera al pericolo di facili critiche, non ultimo una perdita di fiducia.
Il primo atteggiamento da sottolineare è di guardare in faccia alla realtà, senza paura, con grande serenità, senza ricorrere al vano tentativo di nascondere alcunché, senza nemmeno dare l’immagine di voler minimizzare le notizie (vere o tendenziose che siano!), per giungere alla certezza della verità, proprio come insegna Gesù dentro le pagine del Vangelo di San Giovanni: «Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3,21).
Le notizie scandalistiche, che in questi tempi hanno coinvolto, purtroppo, alcuni uomini di Chiesa, hanno generato, in certa opinione pubblica, una frequente perplessità riguardo all’operato della Chiesa stessa e di quanti la rappresentano. Notizie “ghiotte”, queste, per certa stampa, anche locale, che oscurano o vorrebbero far dimenticare troppo facilmente l’impegno della maggioranza, che testimonia, invece, da sempre, una dedizione generosa, responsabile e pienamente oblativa a servizio di tutti, compresi i ragazzi e i giovani. Non possiamo dimenticare il servizio diuturno dei tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che nella fatica quotidiana si impegnano nella grande opera della evangelizzazione, a servizio degli altri.
Evitiamo, quindi, ed è il secondo atteggiamento, di coltivare quei sentimenti di sospetto e di allarme, tanto presenti nei mass media, che vorrebbero inculcare una permanente e diffusa “caccia all’untore” di manzoniana memoria. Piuttosto, aumentiamo la stima e la fiducia verso tutti gli operatori ecclesiali, offrendo loro una vicinanza affettuosa e grata per il loro operato, spesso poco gratificante e apparentemente infruttuoso.
Da ultimo, non dimentichiamo mai la raccomandazione di Papa Francesco che invita a pregare per tutti i sacerdoti, qualunque sia la loro condizione. È il Signore che ha voluto che anch’essi fossero rivestiti di debolezza «per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore» (Preghiera del Santo Padre Francesco per il Giubileo straordinario della Misericordia).
Con questa consapevolezza tutti ci sentiamo “umili servitori nella vigna del Signore”, responsabili gli uni degli altri, caritatevoli, «gareggiando nello stimarci a vicenda» (Rm 12,10), pronti a condividere le gioie e le fatiche dei fratelli, inseriti come siamo gli uni negli altri, proprio come si addice a chi, per il dono del Battesimo, fa parte dell’unico corpo, divenuti una sola cosa in Cristo, unico capo.
È quanto ho meditato in questi giorni non facili e che offro alla riflessione personale e comunitaria, mentre assicuro a tutti la mia supplice preghiera e chiedo per ciascuno la benedizione del Signore.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il vostro vescovo
+ Oscar