Un viaggo – tutto da leggere – tra le famiglie religiose presenti sul territorio della Diocesi di Como. Un mosaico ricco fatto di decine di istituti e congregazioni di vita consacrata che da secoli accompagnano e arricchiscono la vita dalla Chiesa di Como.
La prima realtà ad aprirci le porte è stato il monastero delle Benedettine dell’Adorazione perpetura del SS. Sacramento di Grandate attivo dal 1954 quando vi si insediò un primo gruppo di suore provenienti da Piedimonte Matese (CE), dove, nel 1926, aveva riaperto un antico cenobio benedettino di fondazione longobarda. Le Benedettine dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento sono nate in Francia nel 1653. Vivono secondo la Regola di san Benedetto, ma con una connotazione eucaristica.
“La Fondatrice, madre Mectilde del SS. Sacramento (Catherine de Bar) – scrivono le monache a Il Settimanale -, stupita nel vedere l’amore di Dio che non solo ha voluto cercare e redimere l’uomo con l’incarnazione e la donazione fino alla morte di croce, ma continua tutto questo nel tempo attraverso l’Eucaristia, concepisce l’idea di rispondere alla perennità dell’amore di Cristo, con la perpetuità dell’adorazione. Madre Mectilde usa il binomio “Adorare-Aderire”: l’adorare ci conduce ad aderire a Dio, alla sua volontà che ciascuna di noi ha incontrato come volontà di bene nei propri riguardi. Così tutta la giornata sgorga dalla celebrazione eucaristica, come risposta a quell’amore folle di Cristo che ci ha afferrate”.
La seconda realtà – di cui vi raccontiamo nel numero 10 del nostro Settimanale (leggi qui la versione on-line) – è il monastero della Visitazione in via Briantea a Como.
L’intenzione di Francesco di Sales nel fondare la Visitazione – scrivono le suore – è espressa in sintesi da lui stesso: “Dare a Dio delle figlie di orazione così interiori che siano trovate degne di adorarlo in spirito e verità”. A queste figlie non chiede altro che un desiderio totale e puro di tendere alla perfezione dell’amore e dell’unione con Dio lungo i modesti sentieri del vivere quotidiano, semplice, ripetitivo, ma mai monotono perché abitato dalla Presenza dello Sposo, il cui volto siamo chiamate a riconoscere in ogni avvenimento e in ogni persona”.