«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15, 12). Nel contesto dell’Ultima Cena, oltre alla realtà del sacerdozio e dell’Eucarestia, Gesù consegna al mondo il precetto dell’Amore. Comunemente, lo si chiama il comandamento nuovo; occorre chiedersi: dove risiede la sua originalità e la sua forza? Ecco la risposta: da nessun’altra parte se non nel fatto che questo precetto appartenga a Gesù stesso, sia di origine divina (il mio comandamento… come io ho amato voi) e che Lui in persona ne faccia dono all’umanità. Gesù non viene nel mondo per dire “vogliatevi bene”, ma insegna il suo stile, la sua modalità che va ben oltre la beneficienza con la quale, certe volte, si cerca di addolcire il Vangelo, arrivando fino alla capacità di sacrificio, che è la misura vera dell’amore. Tra di noi sorgono, spesso spontaneamente, numerosi gruppi di sostegno e di solidarietà… ma sono vere espressioni di Chiesa solo se disponibili, prima che a proporre iniziative, a fare spazio a Cristo Risorto, ad accogliere la sua presenza, misteriosa ma reale, ad accogliere il suo amore che plasma donne e uomini nuovi. E poi, Gesù parla chiaro: amatevi gli uni gli altri. Ciò significa che l’amore inizia dentro le mura della propria casa, della propria scuola, del proprio luogo di lavoro, della propria parrocchia. È questo il passo più complicato per chi non esita ad elargire tempo e denaro per i poveri più lontani e sconosciuti, che turbano sì e no la tranquillità quotidiana, e, tuttavia, fa fatica a salutare i conoscenti che incontra per la strada. In questo tempo pasquale, e in ogni circostanza, Gesù mette a disposizione di tutti il suo amore come una forza centripeta dalla quale prendere per diventare discepoli missionari. Attingiamo anche noi a questa sorgente per santificare e arricchire ogni giorno di più la Chiesa a cui apparteniamo e per cui lavoriamo.

don MICHELE PAROLINI