Domenica 13 maggio, nell’ambito delle iniziative organizzate per ricordare don Renzo Scapolo ad un anno dalla morte, si è svolto, nella sala dell’oratorio di Muggiò a lui dedicata, un convegno dal titolo “La pace è la convivialità delle differenze – Ieri ed oggi” con relatore don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi.
Il sacerdote, legato a don Renzo da un’amicizia nata condividendo la marcia dei 500 a Sarajevo nel dicembre 1993 e da allora in poi sempre alimentata dalla comune attenzione alle popolazioni martoriate dai conflitti, ha ricordato vari episodi succeduti in quegli anni, aiutato anche dal video commemorativo prodotto dall’associazione Sprofondo, che mostra spezzoni delle registrazioni fatte da don Renzo, durante gli anni trascorsi a Sarajevo assediata, con le granate che scoppiano e la gente che corre per sfuggire ai cecchini, le case distrutte ed i civili feriti o ammazzati, e l’opera quotidiana di offrire un aiuto (l’acqua, i viveri, la legna per la stufa, le medicine, una parola di conforto ed una preghiera insieme…), reso possibile dal sostegno di tanti amici italiani.
Se allora la priorità era “informare” il mondo su quello che stava succedendo a due passi da casa nostra (e don Renzo ha assolto questo compito con ogni mezzo possibile , dai volantini alle interviste in tv ed alla radio , dalle registrazioni continue agli appelli alle comunità parrocchiali e civili), oggi la priorità è quella di “sconfiggere l’indifferenza”, come anche papa Francesco ci esorta a fare.
Problematiche enormi come la cinquantina di conflitti in corso nel mondo (la 3° guerra mondiale a puntate – dice ancora papa Francesco) , il cambiamento climatico, il fiorire di nazionalismi estremi, che costruiscono muri che dividono e non ponti che avvicinano, la diffusione delle armi, passano sopra la testa delle persone, che non s’indignano più, che abbassano gli occhi sul proprio orticello ed evitano di sperare nella possibilità di costruire un mondo migliore.
Don Renzo ci insegna che siamo “uguali e diversi”, che dobbiamo essere “uniti ed aperti”. Il cristiano da solo non fa niente, ma se imita il suo Cristo ha tutto già pronto: solo “dividendo” il pane ed i pesci si è potuto “moltiplicarli”!
Ed allora tocca a noi tutti alzare la voce per dire che un’altra via è possibile, che un’altra soluzione va trovata, che un incontro va cercato, che le differenze arricchiscono, che nessuno è diverso, perché ogni uomo è mio fratello.