Grazie alla collaborazione tra Agrisol (braccio operativo della Caritas diocesana comasca) nelle Valli Varesine e l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, sezione di Varese, è stato possibile dare forma ad un progetto particolare. Nato da un’idea di Carlo Ghezzi Morgalanti (“La parola agli Africani”), la parola è stata effettivamente data a quattro ragazzi africani.

Per questo, a Villa Letizia, la sede principale di Agrisol, Valerio Raffaele (Presidente della Associazione italiana Insegnanti di Geografia, Sezione di Varese), insieme a Carlo Ghezzi, (volontario presso alcuni Centri di Accoglienza), hanno incontrato quattro rifugiati e li hanno coinvolti in un corso di geografia africana, destinato principalmente a docenti di geografia della realtà scolastica varesina e organizzato dallo stesso Valerio Raffaele.

All’appello Camerun, Somalia e Nigeria, a rappresentanza di alcune delle tante nazioni africane da cui  provengono i richiedenti asilo che giungono sul suolo italiano. Tema del corso è stato: “Africa, un continente”, che prevedeva una panoramica sull’evoluzione storica, socio-politica ed economica dell’Africa.  Nell’ambito di questo corso di formazione ed aggiornamento, anche i quattro rifugiati sono saliti in cattedra e hanno ribaltato la prospettiva. Per un giorno, le fatiche legate al percorso di riconoscimento, all’incertezza della propria situazione, alle limitazioni del quotidiano hanno ceduto il passo alla passione nel raccontare i propri paesi, condividere i codici culturali e definirne gli aspetti più profondi. Quattro ragazzi africani, quattro differenti storie di vita, quattro temperamenti ben delineati, in comune una grande voglia di raccontare e raccontarsi, e lo hanno fatto raccontando i loro paesi di origine: “Ti racconto il Camerun”, Sarcel Mgbabie, richiedente asilo; “Ti racconto la Nigeria”, Anas Oyas e Abraham Osarenmwinda, richiedenti asilo; “Ti racconto la Somalia”, Abdifatah Ahmad Farah, richiedente asilo.

Gli inciampi con la grammatica, l’emozione, l’ansia di misurarsi con il compito, hanno creato un’alchimia  speciale che si è riverberata sui corsisti, partecipi ed interessati e ha lasciato un buon sapore agli improvvisati docenti. Uno di loro ci ha raccontato l’entusiasmo, misto a fatica, nella preparazione del testo: lavoro eseguito con la loro educatrice Carlotta, che li ha spronati e sorretti. Ma alla fine ci ha confessato: “Sono stato contento di avere avuto l’opportunità di parlare del mio paese: mi sono commosso perchè ogni giorno penso alla mia terra e ai miei cari. Li ho sempre nel cuore, anche se ora amo l’Italia che mi ha accolto con generosità!”.