“Il Sinodo sui giovani non è ingessato, anzi: è la Chiesa che si mette in discussione”. Lo ha detto la comasca Chiara Giaccardi, docente di sociologia presso l’Università Cattolica di Milano e collaboratrice del segretario generale per il Sinodo, card. Lorenzo Baldisseri, durante il primo briefing sul Sinodo, in corso in Vaticano fino al 28 ottobre.
Chiara Giaccardi ha definito il Sinodo “una rivoluzione copernicana”, perché “per la prima volta la Chiesa si mette in posizione non di emittente, ma di ascoltatrice”: “Non è semplicemente un artificio retorico – ha precisato – ma un cambiamento di postura che porta con sé una serie di processi e cambiamenti”.
Il primo passo, per i padri sinodali, è stato “mettersi in ascolto delle questioni reali”, ha rilevato Giaccardi, “ad esempio prendendo in considerazione il punto di vista dei Paesi da cui partono i migranti. Sentire il dramma delle loro storie è realtà, non ideologia”.
Altro tratto caratteristico del dibattito in Aula nuova del Sinodo, per la sociologa, “è la concretezza della persona: non abbiamo modelli di virtù a cui richiamare i giovani, si parte da ciò che segna l’età giovanile, e cioè in particolare l’affettività e sessualità: non coltivare alcune dimensioni della persona può significare, in alcuni casi, anche arrivare alla perversione”.
Compito della Chiesa, dunque, è rispondere al desiderio di “accompagnamento” che emerge dai giovani, puntando “non solo a contenere la sessualità, ma ad aiutarla ad esprimersi nella sua integrità”, superando “il dualismo tra corpo e spirito”.